sabato
23 Agosto 2025

Via libera dalla Regione: quasi venti milioni per le Case della Salute in provincia

Dal Pnrr 11 ne serviranno per quella in Darsena a Ravenna: entro il 2023 il via ai lavori

Casa Della Salute Darsena 2
Un rendering della Casa della Salute di Ravenna Darsena

A due anni dal primo caso di Covid in Emilia-Romagna – il 22 febbraio 2020, preso in carico a Piacenza – la Regione Emilia-Romagna è pronta a partire con la “Missione salute” del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): a disposizione ci sono risorse per più di 500 milioni di euro, già ripartiti tra le Aziende e gli Enti del servizio sanitario regionale (sono quasi 134 i milioni destinati all’Ausl Romagna), che serviranno a finanziare centinaia di interventi su tutto il territorio.

Con un calendario certo per l’esecuzione delle opere: entro il 2023 dovranno essere completate tutte le gare per l’affidamento dei lavori, che andranno ultimati entro il 2026.

In particolare, da sottolineare come le Case di comunità ricalchino il modello delle Case della Salute dell’Emilia-Romagna, 127 quelle già attive qui e prese a modello nel Pnrr da replicare a livello nazionale.

Le Case della Comunità consentiranno di potenziare e riorganizzare i servizi offerti sul territorio migliorandone la qualità, diventando lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti, in particolare ai malati cronici. Vi opererà (come avviene già nelle Case della Salute) un team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti della salute e anche assistenti sociali, per una maggiore integrazione con la componente sanitaria assistenziale.

Per quanto riguarda la provincia di Ravenna, oltre 11 milioni di euro saranno investiti per la costruzione della nuova Casa di Ravenna, in Darsena (in realtà al neonato parco Cesarea); 1,7 milioni serviranno per la nuova Casa della Comunità di Lugo; 1,6 per quella di Faenza; 1,6 milioni serviranno per la ristrutturazione di quella di Cervia, mentre sono previste manutenzioni straordinarie da circa 100mila euro ognuna per Cmp di Ravenna e le Case della salute di Bagnacavallo, Alfonsine e Castel Bolognese.
Infine, un milione di euro è previsto per la ristrutturazione dell’Ospedale di comunità di Russi.

La Regione ha previsto anche un investimento in infrastrutture tecnologiche e digitali ospedaliere tramite la sostituzione di 232 apparecchiature ad alto contenuto tecnologico che abbiano più di 5 anni.

Per quanto riguarda la “transizione digitale” delle strutture ospedaliere, l’ammodernamento degli asset tecnologici, la digitalizzazione dei processi clinico-assistenziali ospedalieri delle strutture Dea (Dipartimenti di emergenza e accettazione) di I e II livello sono previsti 20 interventi su tutto il territorio regionale finanziati con 98,6 milioni di euro.

L’assessore all’ambiente: «Il Pnrr deve investire su tutte le fonti inquinanti»

Baroncini (Coraggiosa) punta sulla mobilità sostenibile: «Vogliamo riattivare il servizio di bike sharing e favorire l’alimentazione elettrica per i mezzi pubblici»

Fumo«Il contrasto all’inquinamento è una battaglia culturale, non si cancella l’inquinamento con una regola e nemmeno bastano le sanzioni per chi la infrange. Bisogna educare per capire che non inquinare è nel nostro interesse». Gianandrea Baroncini è l’assessore della giunta comunale di Ravenna che detiene le deleghe all’Ambiente, alla Transizione ecologica e alla Mobilità. Alle ultime amministrative era candidato con Coraggiosa, lista che rivolge particolare attenzione al tema della tutela ambientale.

«L’aria non ha confini amministrativi e quindi è giusto che il tema della sua qualità sia trattato in via principale con un orizzonte almeno regionale o anche di bacino padano. Però ogni amministrazione locale può fare la sua parte». Allora il ragionamento di Baroncini parte dalla situazione che stiamo vivendo, con uno sforamento dei limiti di Pm10 ogni tre giorni nel 2022: «Il contesto unisce diverse contingenze negative: l’assenza di pioggia e la diminuita propensione a usare i mezzi pubblici per evitare affollamenti». Al tempo stesso però la pandemia ha portato una riscoperta del valore degli spazi verdi pubblici: «Il Comune ha impostato una politica di riforestazione, sta portando avanti l’idea di 4 parchi collegati da una cintura verde, stiamo distribuendo piante ai cittadini».

Anche la mobilità sostenibile ha una maggiore importanza. Di recente è stato sospeso il servizio di bike sharing in città per un contenzioso con la società che aveva vinto il bando: «Fa parte delle questioni legali che possono capitare, ma siamo convinti che il servizio debba esserci in città e prima possibile faremo in modo di ripristinarlo con una nuova gara». E il rinnovo del parco mezzi pubblici deve tenere conto delle nuove soluzioni meno impattanti: «Alla polizia municipale di recente sono state assegnate due vetture ibride. E le colonnine nei parcheggi devono aumentare».

L’azione delle amministrazioni pubbliche, secondo Baroncini, deve procedere su tutti i quattro temi più critici: «Traffico, industria, agricoltura, riscaldamento domestico. Saranno importanti la valorizzazione e l’incremento del la grande corona verde comunale prevista nel Pug. Il Pnrr dovrà favorire una riqualificazione energetica degli edifici a cominciare dalle scuole. Nel progetto hub portuale c’è la valorizzazione di alcuni elementi green come un importante potenziamento ferroviario con le stazioni merci a destra e sinistra del Candiano, l’elettrificazione delle banchine del terminal crociere. Un mix di azioni che dovrebbero aiutare».

Tornano gli appuntamenti della Capit, tra operetta e compagnie amatoriali

Due rassegne in programma, tra Alighieri e al Rasi di Ravenna

Capit TeatroRitornano le rassegne promosse dall’Associazione Capit Ravenna

La prima , dal titolo Teatro musica, comprende due appuntamenti e sarà ospitata al teatro Alighieri con inizio alle 21.

Mercoledì 23 febbraio sarà possibile assistere allo spettacolo Sul bel Danubio blu della compagnia InScena di Corrado Abbati, con le immortali musiche di Johan Strauss jr. Scritto più di 150 anni fa da Johann Strauss, più che un semplice valzer è il simbolo di un mito che ancora oggi vive e si rinnova.

Mercoledì 9 marzo andrà in scena Studio uno – l’Italia bella della compagnia Teatro Musica Novecento. Ambientato nell’Italia del boom economico e del diffondersi della televisione, rende omaggio ad alcune trasmissioni televisive che caratterizzarono idee, linguaggi e persino la nostra identità nazionale e la sua rappresentazione nel mondo.

Abbonamenti e biglietti i vendita dal lunedì al sabato dalle 10 alle 13 e il giovedì dalle 16 alle 18 presso la biglietteria del teatro Alighieri (0544 249244) e un’ora prima dell’inizio di ogni spettacolo.

La seconda rassegna, dal titolo Ritroviamoci al Rasi, è dedicata al teatro amatoriale, in particolare a quello dialettale. Si svolgerà al teatro Rasi con sei appuntamenti domenicali a partire dalle ore 15.30.

Il programma è il seguente:
Domenica 27 febbraio, La vittoria d’macaron
Domenica 6 marzo, E viaz
Domenica 13 marzo, Al do zei pio boni de mond
Domenica 20 marzo, Natale in casa Cupiello
Domenica 27 marzo, Matrimoni e altri disastri
Domenica 3 aprile, Sivainscena 2021 – primedonne
Martedì 5 aprile, Emozione per pianoforte e voce (serata omaggio a Ennio Morricone)

Per l’accesso al teatro la biglietteria del Rasi è aperta un’ora prima dell’inizio di ogni spettacolo.

Per informazioni:
www.capitra.it
www.capitromagna.it

Torna la festa di Carnevale all’Almagià

Sabato tra ballo in maschera, spettacolo e laboratori creativi

Almagia CarnevaleUltimo appuntamento della stagione teatrale per famiglie le Arti della Marionetta: il teatro del Drago/Famiglia d’arte Monticelli organizza per sabato 26 febbraio all’Almagià un evento dedicato al Carnevale.

La festa inizierà alle ore 16 con laboratori e attività per i bambini, in collaborazione con l’associazione e il museo La Casa delle Marionette. Alle 17 lo spettacolo di giocoleria “Dal paese dei Balocchi” della compagnia Claudio&Consuelo.

Al termine, musica e balli in maschera.

Biglietteria aperta all’Almagià il giorno di spettacolo dalle ore 10.30 alle 12.30.

È consigliata la prenotazione, telefonicamente al 392 6664211 (dalle ore 10 alle ore 18) o via e-mail a compagnia@teatrodeldrago.it

L’alibi di un imputato: «Ero al telefono con la madre della vittima». Ma lei nega

Udienza 13 / Nel processo per il cold case di Alfonsine il 59enne ex carabiniere Angelo Del Dotto è uno dei tre accusati di aver rapito e ucciso un 21enne nel 1987. La ricostruzione non era mai emersa in due anni e mezzo dalla chiusura delle indagini. La difesa non ha fatto domande in merito ai testimoni ascoltati finora. Il 23 maggio la sentenza

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Angelo Del Dotto, uno dei tre imputati

Per difendersi dall’accusa di omicidio – tragico epilogo di un sequestro di persona per ottenere un riscatto – ha fornito un alibi alla corte d’assise: quattro telefonate con la madre della vittima fra telefoni fissi a cavallo delle ore del rapimento. La donna ha smentito la circostanza, peraltro mai emersa nei 35 anni trascorsi dai fatti. Botta e risposta ravvicinato tra uno degli imputati e una delle parti civili in tribunale a Ravenna dove oggi, 21 febbraio, si è celebrata la tredicesima udienza del processo per il cold case di Alfonsine: nel 1987 fu ucciso il 21enne Pier Paolo Minguzzi, terzogenito di una facoltosa famiglia locale di imprenditori dell’ortofrutta.

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L’aula di corte d’assise per il processo Minguzzi

È stata la giornata delle audizioni degli imputati. Hanno parlato il 59enne Angelo Del Dotto e il 66enne Alfredo Tarroni, all’epoca dei fatti rispettivamente un ex carabiniere della stazione di Alfonsine e un idraulico del paese. Il terzo accusato, assente anche oggi come nelle precedenti dodici udienze cominciate a maggio 2021, è il 58enne Orazio Tasca, camerata di Del Dotto. Secondo l’accusa i tre rapirono il giovane Minguzzi – studente di Agraria a Bologna e carabiniere di leva alla caserma di Mesola nel Ferrarese – e chiesero 300 milioni di lire ma qualcosa andò storto. L’1 maggio 1987 il cadavere del 21enne venne ritrovato nelle acque di un canale nelle valli ferraresi nei pressi di Vaccolino, dopo dieci giorni dal rapimento con dieci telefonate estorsive che si interruppero bruscamente. Vale la pena ricordare che i tre hanno già scontato condanne ultraventennali per un altro omicidio in una vicenda molto simile accaduta solo tre mesi dopo.

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Alfredo Tarroni, uno dei tre imputati

L’odierna deposizione di Tarroni è stata un lungo ripetersi di “non lo so” e “non ricordo” o di smentite a fatti già riportati da più testimoni. Come ad esempio aver ospitato Tasca a cena e a dormire in più di una occasione oltre a quella in cui venne inviato dal comandante per tutelarlo dopo alcune minacce anonime di morte ricevute al telefono. Smentita anche l’abitudine di frequentare abitualmente la coppia di carabinieri: un barista ha raccontato di averli visti spesso assieme nel suo locale.

Del Dotto invece ha mostrato una memoria più lucida. Senza nascondere uno spiccato accento marchigiano – che di fatto lo taglia fuori dalla possibilità di essere il telefonista che si esprimeva in deciso accento siciliano –, il 59enne di Ascoli Piceno ha risposto alle domande dell’accusa (pm Marilù Gattelli). Il passaggio cruciale arriva sul finire dei 40 minuti di deposizione: «Mi dichiaro estraneo ai fatti perché la notte del rapimento l’ho passata al telefono con la madre di Minguzzi». Facce spiazzate in aula. «Non l’ho mai detto finora perché nessuno me l’ha mai chiesto», ha spiegato Del Dotto.

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La sorella e la madre di Pier Paolo Minguzzi

Nella notte tra il 20 e il 21 aprile, quella in cui avvenne il sequestro che gli inquirenti collocano poco dopo l’1, Del Dotto era di turno come piantone in caserma. Lo dicono i registri. Per gli inquirenti avrebbe lasciato la guardiola facendosi sostituire temporaneamente da qualche collega – possibilità che diversi commilitoni hanno affermato essere fattibile senza troppa complessità – per partecipare al rapimento. Questa invece la versione dei fatti dell’imputato: «Tra l’1 e l’1.30 è arrivata in caserma la prima telefonata della signora Rosanna Liverani, preoccupata perché il figlio era uscito con la fidanzata ma non era rientrato per mezzanotte come d’abitudine. Poi ha richiamato dopo mezz’ora e io feci le verifiche negli ospedali e alle caserme di Lugo e Ravenna, senza avere notizie. Poi una terza telefonata in cui mi chiedeva di parlare con il comandante di stazione e infine la quarta in cui le passai proprio il comandante. Sta tutto annotato nel registro delle telefonate che il piantone aggiornava nei suoi turni». La caserma di Alfonsine con una Pec del luglio 2020 ha già risposto alla difesa di Del Dotto che i registri non sono più disponibili.

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I giudici togati della corte d’assise per l’omicidio Minguzzi: il presidente Michele Leoni, a latere Federica Lipovscek

La corte (presidente Michele Leoni, a latere Federica Lipovscek) ha chiamato al banco la donna citata da Del Dotto. L’anziana ha ripetuto quanto raccontato al momento della sua prima deposizione: «La prima telefonata di allarme l’ho fatta a mia figlia poco dopo le 5 del mattino». Poi il genero Bruno Malfatti andò in giro per il paese fino a presentarsi dai carabinieri alle 7.40: l’uomo nella sua deposizione disse che alle 6 trovò la caserma chiusa. Esattamente la stessa ricostruzione fornita nelle prime ore dopo il rapimento, quando i ricordi dei familiari erano certamente più freschi.

Finora Del Dotto non aveva mai riportato la circostanza delle quattro telefonate (in linea teorica avrebbe già potuto farlo spontaneamente con una memoria dal momento in cui nell’estate 2019 venne notificato l’avviso di conclusione indagini). Nella terza udienza del 28 giugno scorso si è seduto al banco dei testimoni proprio Aurelio Toscano, il comandante di Alfonsine che – prendendo per buona la versione di Del Dotto – all’alba del 21 aprile avrebbe parlato al telefono con Rosanna Liverani: nessuna domanda sul punto dalla difesa (avv. Gianluca Silenzi) è stata rivolta al maresciallo in congedo.

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Marilù Gattelli rappresenta l’accusa

Il calendario del dibattimento prevede ancora quattro udienze. La prossima si annuncia cruciale: il 28 marzo si discuterà la perizia fonica che sulla compatibilità delle voci del telefonista alla famiglia Minguzzi con quella di Tasca che si dichiarò autore delle telefonate estorsive nella vicenda di luglio 1987. Il 16 maggio la requisitoria del pm. Per il 23 maggio è attesa la sentenza.

Covid, in regione i malati scendono sotto quota 50mila

Sono 219 i nuovi casi di positività al coronavirus registrati in 24 ore in provincia di Ravenna, dove salgono a 8 (1 in più di ieri) i pazienti con il Covid in terapia intensiva. Il bollettino certifica anche un altro decesso “ravennate”: si tratta di una donna di 82 anni.

IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 21 FEBBRAIO

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 1.169.416 casi di positività, 2.111 in più rispetto a ieri, su un totale di 12.550 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore, di cui 5.065 molecolari e 7.485 test antigenici rapidi.

Complessivamente, la percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti è del 16,8%, un valore peraltro non indicativo dell’andamento generale visto il numero di tamponi effettuati, che nei giorni festivi è inferiore rispetto agli altri giorni e soprattutto i tamponi molecolari vengono fatti prioritariamente su casi per i quali spesso è atteso il risultato positivo.

I pazienti attualmente ricoverati nelle terapie intensive dell’Emilia-Romagna sono 100 (+5 rispetto a ieri, di cui 8 complessivamente in provincia di Ravenna), l’età media è di 63,7 anni. Sul totale, 51 non sono vaccinati (zero dosi di vaccino ricevute, età media 63,6 anni), il 51%; 49 sono vaccinati con ciclo completo (età media 63,9 anni). Un dato che va rapportato al fatto che le persone over 12 vaccinate con ciclo completo in Emilia-Romagna superano i 3,7 milioni, circa 300mila quelle vaccinabili che ancora non lo hanno fatto.

Per quanto riguarda i pazienti ricoverati negli altri reparti Covid, sono 1.757 (+39 rispetto a ieri), età media 75 anni.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, sono 48.780 (-4.318). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 46.923 (-4.362), il 96,2% del totale dei casi attivi.

Le persone complessivamente guarite sono 6.416 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 1.104.882.

Purtroppo, si registrano 13 decessi: 1 in provincia di Piacenza (un uomo di 60 anni); 2 in provincia di Parma (una donna di 96 anni e un uomo di 80 anni); 2 in provincia di Reggio Emilia (due uomini: uno di 79 anni, il cui decesso è stato registrato dall’Ausl di Parma e uno di 96 anni); 2 in provincia di Bologna (entrambe donne, di 68 e 86 anni); 3 in provincia di Ferrara (due donne di 62 e 84 anni e uomo di 86 anni); 1 in provincia di Ravenna (una donna di 82 anni); 2 in provincia di Forlì-Cesena (due donne, di 89 e 94 anni). Non si registrano decessi nelle province di Modena e Rimini e nel Circondario Imolese.

In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 15.754.

Riapre dopo lunghi lavori di restauro la chiesa del Suffragio

Inaugurata dal parroco don Pierre Cabantous. Al suo interno un Cristo ligneo e un organo Callido

Riapre dopo quasi dieci anni di restauro la chiesa di via Mazzini a Cervia, detta del Suffragio, costruita nel 1717.

Un luogo piccolo e raccolto, dove entrano non più di 60 persone, con alcuni arredi importanti, come il crocifisso ligneo risalente al 1300 – che secondo la leggenda arrivò via mare durante una notte tempestosa e posto a protezione dei pescatori – e un organo veneziano costruito da Gaetano Callido nel XVIII secolo.

Da oggi, lunedì 21 febbraio, sarà celebrata regolarmente la messa, tutti i giorni alle 18.

Oltre alle suore della carità (che hanno sempre frequentato la chiesa), tra le autorità presenti all’inaugurazione, il sindaco di Cervia, Massimo Medri, e l’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni.

Don Pierre Laurent Cabantous, il parroco della Concattedrale di Cervia, ha raccontato cosa significa questa riapertura per la diocesi e per la città, senza nascondere l’importanza che questo luogo ha per i cervesi.

«Sono veramente tante le persone, le imprese artigiane e i professionisti, a cui esprimere profonda gratitudine – ha spiegato don Pierre – per essere, finalmente, giunti a questo giorno. Intraprendere un’opera di restauro comporta affrontare non solo notevoli spese, ma un ginepraio di norme, decreti, vincoli».

Poi Don Cabantous ha espresso pubblicamente la sua gratitudine per l’iniziativa denominata “Operazione mattone”. L’immagine della facciata del Suffragio è stata infatti virtualmente divisa in tanti piccoli mattoni dal valore di 50 euro, messi in vendita per finanziare il restauro. Hanno aderito le associazioni e i movimenti cattolici, ma anche i centri culturali e ricreativi laici, associazioni di categoria e semplici cittadini.

“Let’s Kiss”, la storia della rivoluzione omosessuale con Franco Grillini

Il docufilm di Vendemmiati in proiezione il 22 a Faenza e il 23 a Ravenna, alla presenza del regista e del protagonista

Lets Kiss Anteprima Il documentario Let’s Kiss – Storia di una rivoluzione gentile arriverà martedì 22 febbraio al Cinema Sarti di Faenza e mercoledì 23 al Cinema Mariani di Ravenna, sempre alle ore 21. Due serate d’eccezione con ospiti il regista Filippo Vendemmiati e il politico e attivista Franco Grillini, protagonista del film. Da Bologna alla riviera romagnola, da Roma a New York, una battaglia costante per i diritti degli omosessuali e contro le discriminazioni, raccontata attraverso la storia di uno dei protagonisti.

Laureato in pedagogia e tra i fondatori di Arcigay (associazione di cui ora è presidente onorario), Grillini è stato uno dei più importanti attivisti per i diritti civili in Italia. A portarne la storia su grande schermo – con il significativo contributo delle musiche di Paolo Fresu – è Filippo Vendemmiati, da sempre diviso tra giornalismo e cinema e già noto per documentari come È stato morto un ragazzo e Non mi avete convinto. Nelle due sale del circuito Cinemaincentro quindi un’opportunità per ascoltare il resoconto in prima persona di quella che, nelle parole dello stesso Grillini, è stata una rivoluzione non solo gentile,«ma spesso anche divertente».

Mal aria: in un mese senza pioggia è mancato l’effetto lavaggio atmosferico

Il meteorologo Randi: «Con l’alta pressione correnti verso il basso e poco vento: è come un coperchio invisibile che tappa le polveri sottili»

PioggiaLa concentrazione di polveri sottili sospese nell’aria nell’ultimo periodo è stata particolarmente alta anche a causa del meteo. È venuto a mancare l’effetto “lavaggio” della pioggia. Le gocce di acqua, ma anche i fiocchi di neve, infatti quando precipitano dalle nubi raccolgono gli inquinanti e li portano al suolo. Ma c’è voluto fino al 15 febbraio per vedere deboli precipitazioni piovose sul territorio ravennate: nel mese precedente praticamente non è caduta una goccia.

Il rapporto fra meteo e inquinamento è spiegato bene da Pierluigi Randi, meteorologo professionista e socio del Meteo Center di Faenza: «La pioggia è un ottimo spazzino e il detto popolare che “lava l’aria” ha un fondamento dimostrato. Ma quando non piove c’è anche un altro aspetto da tenere in considerazione per la qualità dell’aria: significa che governa un campo di alta pressione, quindi c’è bel tempo e questo può far piacere, ma l’aria si muove dall’alto verso il basso, non si formano nubi che hanno bisogno del movimento contrario, e viene azzerata la dispersività verticale. È come se ci fosse un coperchio invisibile che tiene bloccate le sostanze inquinanti. Alta pressione poi di solito significa anche venti deboli e quindi non si può nemmeno contare sull’effetto di spazzamento».

Pensare all’effetto benefico della pioggia per la qualità dell’aria non deve però indurre il timore di un’acqua malsana: «Le analisi di laboratorio dicono che l’acqua piovana dopo un lungo periodo di calma atmosferica ha alte concentrazioni di inquinanti, ma parliamo di sostanze più pericolose se inalate e non per contatto. Inoltre a contatto con il terreno reagiscono e favoriscono l’eliminazione. Per capirci: non dobbiamo temere per l’acqua che si raccoglie nella diga di Ridracoli, anche perché sugli Appennini la qualità dell’aria non è mai inquinata come in pianura».

Questione diversa per le piogge acide: «Parliamo di acqua con un Ph basso e capitava spesso negli anni 80-90. Ora meno perché è cambiato il tipo di sostanze che inquinano l’aria: oggi abbiamo polveri sottili nocive per le vie respiratorie, tempo fa avevamo altri prodotti che causavano conseguenze diverse».

Un altro elemento che può peggiorare ancora di più l’aria è la nebbia: «È un aggregatore di sostanze inquinanti – spiega ancora Randi, vicepresidente nazionale dell’Ampro, associazione meteorologi professionisti –. Quindi la concentrazione delle polveri sottili è ancora più alta perché la stessa quantità resta nei primi 30 metri da terra». Il principio di formazione della nebbia è lo stesso delle nuvole, ma avviene a quota inferiore. «Il vapore acqueo che la compone tende a condensare in goccioline più facilmente in presenza di sostanze inquinanti: più ci sono inquinanti e maggiori sono i nuclei di condensazione a disposizione per far nascere le goccioline della nebbia. Insomma, nelle zone molto inquinate mediamente c’è più nebbia».

Cosa sono le polveri sottili?

Ne sentiamo parlare continuamente, ma sappiamo esattamente cosa sono? Queste invisibili particelle fluttuano nell’aria che respiriamo tutti i giorni, e possono provenire sia da fonti naturali sia umane.

Le polveri sottili sono parte di un gruppo più grande chiamato particolato atmosferico, o PM, che include particelle solide e liquide (escludendo l’acqua) che si trovano nell’aria. Alcune di queste particelle, quelle più grandi, possono essere visibili come la polvere se colpite dalla luce in un certo modo. Le polveri sottili, invece, sono così piccole da essere invisibili.

Non esiste un solo tipo di polveri sottili. Infatti, sono una miscela di diversi composti chimici, tra cui solfati, nitrati, ammoniaca, cloruro di sodio e polveri minerali.

Ma da dove vengono le polveri sottili?

Come dicevamo, possono avere origine sia naturale sia umana:

  • in natura, possono essere generate dalla erosione del suolo, dalla vaporizzazione dell’acqua marina, dagli incendi boschivi, dalle eruzioni vulcaniche e dalla dispersione dei pollini;
  • l’attività umana, invece, contribuisce con i processi industriali, il riscaldamento, i processi di combustione in generale e il traffico veicolare. Anche il fumo di sigaretta rilascia polveri sottili nell’aria.

Importante sapere che le polveri sottili non sono presenti solo all’aperto, ma anche negli ambienti chiusi. Ad esempio, in un ambiente chiuso, il fumo di sigaretta può generare una concentrazione di polveri sottili molto elevata, anche 100 volte superiore ai limiti di legge consentiti per l’ambiente esterno.

È morto Pierluigi Frosio, a Ravenna lanciò Bobo Vieri

In Romagna anche il debutto in serie A da calciatore

Frosio Al Centro
Il Ravenna del primo anno di serie B, con mister Frosio al centro

Il mondo del calcio è in lutto per la morte (a 73 anni) di Pierluigi Frosio, ex capitano del “Perugia dei miracoli” (capace di chiudere al secondo posto in serie A) e poi allenatore.

Ha allenato anche il Ravenna, nella sua prima storica stagione in serie B, quella 1993-1994, lanciando Bobo Vieri, i cui 12 gol non evitarono però la retrocessione ai giallorossi. Frosio subentrò a Claudio Onofri dopo sette giornate e restò sulla panchina del Ravenna fino a fine stagione.

In Romagna, debuttò anche in serie A da calciatore, nel Cesena (utilizzato come jolly difensivo da Gigi Radice), che lo prelevò nell’estate del 1972 dal Rovereto.

E in Romagna poi chiuse la carriera da calciatore, con la maglia del Rimini in C1, nel 1984-85, sotto la guida di Arrigo Sacchi.

Fermato nel Lughese corriere della droga: sequestrati 26 chili di cocaina

Nell’ambito di un’indagine sviluppatasi tra Bergamo e Ravenna

CocainaUn’indagine sviluppatasi sull’asse tra Bergamo e Ravenna ha visto finire in manette un 36enne di origini albanesi, residente in Veneto.

L’uomo è stato fermato dai carabinieri di Lugo venerdì pomeriggio con circa 16 chili di cocaina in auto.

La successiva perquisizione domiciliare ha poi portato al ritrovamento di altri 11 chili, per un sequestro di circa 27 chili complessivi di droga.

«Ringrazio i Carabinieri per un’operazione che ha coinvolto anche il nostro territorio – ha commentato il sindaco di Lugo Davide Ranalli – ed è frutto di indagine e di un lavoro di raccordo molto più ampio. Sono stati sottratti alle piazze di spaccio 27 chili di cocaina e questo è sicuramente un bene. La sicurezza va vista in un’ottica di sistema e di collaborazione».

 

Scatta la “fase di attenzione” per gli incendi in Emilia-Romagna, mai così presto

Dal 22 febbraio massima cautela negli abbruciamenti, vietati dopo le 11

StoppieDa martedì 22 febbraio scatta in Emilia-Romagna la “fase di attenzione” per gli incendi boschivi su tutto il territorio regionale: sarà valida fino alla mezzanotte di domenica 27 marzo. Si tratta del primo step di allerta, a fronte del quale è richiesta la massima cautela negli abbruciamenti di stoppie, legname e altri residui vegetali, che possono essere effettuati solo prime ore della giornata, con spegnimento dei fuochi entro le ore 11. Assolutamente vietati invece in caso di vento.

«È la prima volta che la situazione climatica impone provvedimenti restrittivi già in febbraio, anziché a fine primavera o inizio estate: non era mai successo in passato ed è un chiaro segnale delle conseguenze del cambiamento climatico», afferma Irene Priolo, assessore regionale alla protezione civile.

L’evolversi della situazione è costantemente monitorato dell’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile, insieme a Vigili del Fuoco, Carabinieri forestali e Arpae. Come stabilito dal Piano contro gli incedi boschivi, a cadenza periodica è prevista l’emissione di specifici Bollettini di informazione ai cittadini per aggiornare sull’andamento della criticità.

In ogni caso, prima di procedere agli abbruciamenti è obbligatorio darne comunicazione ai Vigili del Fuoco, al numero verde 800841051.

Gli incendi e la situazione meteoclimatica. Dall’inizio del 2022 in Emilia-Romagna si sono già riscontrati oltre cento incendi, per lo più in pianura. Diventati più frequenti negli ultimi giorni, la maggior parte dei casi ha interessato comunque superfici di ridotte dimensioni, inferiori all’ettaro.
È una situazione su cui incide in modo importante la situazione meteoclimatica del territorio regionale. Secondo i dati forniti da Arpae, il 2021 è stato per la regione il quarto anno più secco degli ultimi sessanta.
Dalla metà di febbraio le piogge sono state scarse e da maggio l’indice di precipitazioni cumulate si è assestato sulla parte bassa della distribuzione climatica, raggiungendo a metà settembre i valori più bassi registrati dal 1961.
La siccità ha determinato una minore ricarica delle falde sotterranee già in significativa sofferenza fin dal 2017, solo in parte compensata negli anni successivi.

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