Congresso Pd, il deputato Pagani per Orlando: “Martina? Solo una copertura”

Il ministro sarà a Ravenna l’1 aprile alle 16 alla sala Strocchi

Sono al voto i circoli con gli iscritti Pd chiamati a scegliere tra Matteo Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano per la segreteria del partito. In provincia sta votando in media la metà degli aventi diritto e i primi risultati danno Renzi in vantaggio quasi dappertutto e un Orlando che ottiene risultati importanti, molto staccato resta Emiliano. Le votazioni nei circoli si chiudono il 2 aprile, mentre il 30 sono chiamati al voto anche simpatizzanti ed elettori.

Come noto si tratta di una competizione nata dopo che alcuni membri di spicco, tra cui l’ex segretario Pierluigi Bersani e l’ex presidente dell’Emilia Romagna Vasco Errani, hanno deciso di lasciare il partito. E gli ex bersaniani rimasti che fanno? Tra questi c’è Alberto Pagani, ex segretario provinciale del Pd, oggi deputato e sostenitore del ministro Orlando che sarà a Ravenna alle 16 alla sala Strocchi l’1 aprile.

Un tempo qui il gruppo dirigente è sempre stato piuttosto compatto, la sorprende che, a Ravenna, tanti abbiano scelto Renzi a cominciare dal sindaco?
«Che gran parte del gruppo dirigente decidesse di sostenere Renzi, pensando che sia il candidato che ha maggiori probabilità di vincere, era scontato. Poiché peraltro la maggioranza esprime i dirigenti anche sul piano locale è naturale che i dirigenti tendano a collocarsi in maggioranza. Questa non è una novità. La novità è che Renzi senta il bisogno di una copertura a sinistra per favorire questo fenomeno e inventi il ticket con Martina, indicandolo come suo vice».
Perché parla di copertura?
«Se Renzi vince le primarie sarà il segretario del Pd a tempo pieno, a cosa gli serve un vice che deve fare anche il ministro se non a convincere chi è insoddisfatto di come è stato guidato il Pd in questi anni, o è stato comunque critico, a votarlo con l’alibi “però c’è anche Martina”».
In effetti Martina è visto come pungolo per l’ex premier su alcuni temi come il lavoro…
«Il pungolo lo può essere solo chi si oppone a Renzi, non chi gli porta i voti. Al massimo potrà essere l’aiutante, ma la croce sulla scheda non si può mettere per Martina. Si può mettere solo per Renzi, oppure per Orlando o Emiliano. Se voti Renzi, Renzi ha ragione di considerare suo quel voto».
Insomma, chi spera di votare Martina-Renzi per “rompere le scatole” con più efficacia all’ex segretario sbaglia?
«Se uno pensa di votare Renzi per rompergli le scatole sta facendo due errori, a mio parere. Il primo è quello di volergli rompere le scatole. Io spero che vinca Orlando, perché Renzi non mi pare in grado di far il lavoro di ricomposizione del centrosinsitra necessario per vincere le elezioni, ma se dovesse vincere Renzi sarebbe sbagliato rompergli le scatole. Il secondo errore è pensare che Martina possa esercitare da dentro la maggioranza una funzione critica che condizioni Renzi. L’ho visto in questi mesi che non è così. Martina, come Orlando, come Franceschini o come Delrio, hanno tentato inutilmente negli ultimi mesi più volte di portare Renzi su posizioni più ragionevoli consigliandolo bene. Ma Renzi se ne frega dei buoni consigli, e fa come Pinocchio con il grillo parlante. Se gli rompe troppo le scatole lo prende a martellate».
E tuttavia, considerato che Renzi è dato per superfavorito, non rischiate come minoranza di essere ancora più marginali?
«Si va in campo sempre per vincere, ma se dovesse malauguratamente vincere Renzi ogni voto che avrà preso Orlando lo faremo pesare per affermare nel Pd le cose che diciamo nella mozione. Prima di tutto la necessità di lottare per ridurre le diseguaglianze sociali, tema che non compare nemmeno nel documento della mozione Renzi».
E comunque non è che Orlando rappresenti chissà quale novità o segni chissà quale distanza da Renzi: oggi è Ministro così come lo era con Renzi presidente…
«Il fatto che Orlando sia stato Ministro del Governo Renzi, a mio parere, dovrebbe essere garanzia che non si candida per “rompere le scatole” a Renzi. Non siamo sabotatori. Vogliamo discutere, senza la pretesa di avere ragione, ma per dare una mano. In questi anni abbiamo dimostrato lealtà al partito e al segretario, crediamo di meritare almeno la fiducia sufficiente ad ascoltare le nostre opinioni senza pregiudizi».
Un vero passo indietro è stato fatto sui voucher, eppure lei non ha gioito come altri, insomma, non è mai contento.
«Siamo sempre nel troppo o niente. Quando uscirono i decreti del jobs act chi avvertiva del rischio che, abolitico.co.co e co.pro potesse esplodere l’uso dei voucher veniva sbeffeggiato come gufo rosicone. Però aveva ragione. Quando la Cgil ha raccolto le firme per il referendum abbiamo depositato una proposta di legge che non li aboliva, ma li riportava all’originario utilizzo, limitato al lavoro occasionale. I renziani ci hanno detto che i voucher andavano mantenuti così, perché necessari alle imprese, e che sarebbe bastato introdurre la tracciabilità. Allora con i sindacati e il ministro abbiamo tentato una mediazione: lasciare i voucher per le famiglie ed eliminarli per le imprese. E invece si è deciso di eliminarli del tutto, lasciando un vuoto legislativo sul lavoro occasionale che, se non si interviene nella normativa, ritorna a essere lavoro nero».
Quali rapporti immagina con i fuoriusciti di Mdp?
«Credo che si debba ricostruire un centrosinistra che possa tentare di vincere le elezioni, anche perché con il sistema proporzionale che avremo non è possibile vincere e governare da soli. Per farlo dobbiamo dialogare con le forze politiche attorno a noi. Chi pensa che questo sia sbagliato deve considerare che le sole alternative possibili sono fare il governo con Berlusconi o scegliere di perdere certamente le elezioni e consegnare il Paese a Grillo, Salvini e Meloni, o a Berlusconi, se rimette insieme il centrodestra».
Come stanno andando le cose in Parlamento?
«Il Governo Gentiloni sta lavorando bene e il Parlamento sta completando il lavoro avviato, e non finito, dai governi precedenti. Tuttavia su temi importanti, quali la modifica della legge elettorale, vedo un nostro atteggiamento di immobilismo tattico, come se fosse utile fare melina, continuiamo a parlare di mattarellum pur sapendo che non ci sono i voti per approvarlo. Non vorrei che facessimo solamente finta di voler correggere la legge elettorale per votare poi con il proporzionale e scaricare la responsabilità sugli altri. Sono molto preoccupato da questa prospettiva».

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