La destra che vuole vincere: «A Ravenna finora l’opposizione non è stata credibile»

Alberto Ferrero, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia: «Il candidato sindaco? Al vaglio alcuni nomi, deve essere civico»

Alberto FerreroPer la prima volta alle Amministrative di Ravenna un partito di “vera” destra potrebbe essere decisivo. Si tratta ovviamente di Fratelli d’Italia, passato dall’1,7 percento delle comunali del 2016 allo sfondare addirittura il muro del 9 nel comune di Ravenna alle Regionali di un anno fa.

Ne abbiamo parlato con Alberto Ferrero, coordinatore provinciale del partito di Giorgia Meloni. Quasi 40 anni, nato politicamente nel 2001 in Alleanza Nazionale, finiano deluso, è tornato in politica proprio nel 2016 dopo essersene allontanto per qualche anno. «E nel giro di poco siamo diventati la quarta provincia in Emilia-Romagna come preferenze».

Ma il partito è riuscito a radicarsi sul territorio? In quanti siete per esempio a preparare le prossime amministrative di Ravenna?
«Una decina di persone attive, che partecipano alla stesura del programma. In un territorio come questo credo sia un buon risultato. E in generale ci stiamo strutturando in tutta la provincia: abbiamo il vicesindaco a Brisighella, a Faenza ci siamo confermati rispetto alle Regionali e saremo ovviamente in grado di partecipare senza problemi con nostre liste a tutte le Amministrative».

Parlando di Ravenna, ancora non c’è un candidato del centrodestra: possibile che non ci sia stato il tempo?
«È vero, arriviamo sempre piuttosto lunghi. Questa volta però abbiamo anche la scusante della pandemia: senza poterci incontrare fisicamente non è facile trovare una sintesi. Oltretutto senza sapere ancora quando si vota. Se le elezioni verranno rinviate in autunno come si vocifera, adesso potrebbe essere quasi prematuro fare il nome».

Ma c’è già, un nome?
«Ce ne sono alcuni che hanno già dato disponibilità e che stiamo vagliando. Sono convinto che per avere possibilità di vincere non deve essere un candidato espressione dei partiti della coalizione ma allo stesso tempo rappresentarli».

Alcuni avevano fatto anche il suo nome…
«L’ho sentito anch’io, ma è un’ipotesi destituita di ogni fondamento. Come ho detto prima, una candidatura politica come la mia (e come quella di cui si è scritto sui giornali di Alberto Ancarani di Forza Italia, ci dice, ndr) non sarebbe strategicamente azzeccata. Pensiamo serva un nome civico».

Perché non siete riusciti a formare una coalizione unica con anche La Pigna? Ci sono ancora margini?
«La Pigna credo abbia ormai fatto la sua scelta. Non mi permetto di giudicare, se non constatare che una lista civica ha un’organizzazione più snella rispetto a una coalizione di partiti. Hanno annunciato il loro candidato sindaco quando noi ancora dovevamo sederci a un tavolo a parlarne. L’importante sarà poi trovare compattezza una volta arrivati al ballottaggio, a sostegno del candidato che dovrà sfidare al secondo turno De Pascale».

Ma pensate davvero di poter vincere?
«Nessuna battaglia è persa in partenza e se qui non si è mai vinto è colpa dell’opposizione, che non è mai stata sufficientemente attrattiva. Dobbiamo riuscire a spostare l’elettorato moderato suscitando interesse, con progetti credibili e una visione della città per i prossimi decenni».

Due cose due sull’Amministrazione De Pascale?
«Temo possa essere ricordata come quella che ha fatto un palazzetto nel cortile del palazzetto, peraltro con il cantiere fermato di fatto dall’Antimafia. E poi vorrei ricordare le difficoltà del settore dell’Oil&Gas, a Ravenna molto importante, causate in particolare da un Governo amico di De Pascale e da quel Movimento 5 Stelle con cui pare De Pascale stia per allearsi…».

A proposito di governi, siete rimasti l’unica opposizione, o quasi, a livello nazionale.
«Siamo stati coerenti. Abbiamo sempre chiesto le elezioni subito. O in alternativa un governo che potesse sbrigare le pratiche correnti con un programma snello da poter sottoscrivere. Non si può invece dare fiducia fino a fine legislatura sulla “fiducia”. Oggettivamente mi pare che il Governo Draghi stia seguendo le orme di quello Conte e crediamo che sia difficile poter avere una linea comune, quando ti sostengono forze così diverse tra loro».

Giorgia Meloni è finita in questi giorni al centro delle polemiche per gli insulti ricevuti da un prof universitario…
«Sono parole vergognose, figlie di una malata concezione della politica per cui se una persona non la pensa come te diventa portatrice di dittatura. E quando certe offese vengono rivolte a una donna di sinistra viene giù il mondo, per i soliti due pesi e due misure e la presunta superiorità morale…».

Meloni non è la prima però a seminare odio, come stanno dicendo i suoi oppositori in questi giorni?
«Mi sembra ridicolo sostenerlo. Lei ha sempre e solo dimostrato coerenza e principi ben saldi».

Cosa significa per lei essere di destra?
«Essere per l’ordine, lo Stato, il rispetto delle leggi. Ed essere patriottico: difendere la propria patria ed esserne orgoglioso».

Cosa ne pensa della raccolta firme contro la propaganda fascista?
«Che in questo periodo di crisi globale si tratta di una stupida strategia per distogliere l’attenzione, per compattare un mondo che ormai non esiste più».

Cosa ne pensa invece del fascismo?
«Io sono nato nel 1981 e il fascismo non esisteva più già da parecchi decenni. La politica per come l’ho sempre intesa io, deve guardare in avanti. Le altre questioni vanno lasciate in mano alla storia e agli storici di professione, senza utilizzarla per fini politici. Certe altre cose fanno parte invece del folklore: non credo che una persona che si vesta da legionario romano pensi realmente di diventarlo, no?».

Esiste però il reato di “apologia del fascismo”.
«Ma sono leggi che denotano una intrinseca debolezza di chi le propugna. Non credo serva vietare quelle altrui per combattere per le proprie idee».

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