La città futura ritorna all’antico

Fausto PiazzaÈ stato definito un “accordo storico” quello firmato a Roma dal sindaco De Pascale, dall’assessore regionale alla cultura Mezzetti e dal ministro dei Beni Culturali Franceschini che conferisce alla fondazione RavennAntica la ges­tione dei cosiddetti servizi ag­giun­tivi e la promozione unitaria di tutti i monumenti ravennati di proprietà statale, con la basilica di S. Apollinare in Classe in funzione strategica rispetto al polo archeologico di Classe (scavi dell’antico porto e museo nell’ex Zuccherifico). L’intesa prevede fra l’altro che la fondazione gestirà analogamente i servizi del Mar e della Tomba di Dante. Il che è un notevole passo avanti nella razionalizzazione del quadro ravennate della promozione dei beni culturali in chiave turistica. I vari particolari sono rivelati all’interno del giornale. Nes­sun dettaglio invece è ancora noto sui termini finanziari (presenti e stimati) dell’operazione: quante siano le risorse che lo Stato verserà a Raven­nAntica per i servizi svolti e quale sia la ripartizione degli incassi, che sarà definita più avanti da un’apposita commissione. È evidente che l’obiettivo dichiarato è nei prossimi anni un incremento sensibile dei visitatori della città d’arte proprio grazie a questa semplificazione e agevolazione dell’offerta.
Una scommessa plau­sibile e un buon viatico per Michele De Pascale e l’assessore alla Cultura Elsa Signo­ri­no, anche perché l’ambizione del sindaco, già avanzata come progetto di mandato, sarebbe trasformare RavennAntica in una fondazione con lo Stato come “socio”, con dentro tutti i suoi beni. Ma le incognite su questa partita sono notevoli e insidiose, vista la schiera di intellettuali, politici e alti dirigenti (leggi soprintendenze) che vedono come fumo negli oc­chi l’ingresso degli enti locali e dei privati (leggi fondazioni bancarie) nella proprietà e nella gestione dei Beni culturali statali che, a par loro, dovrebbero essere custoditi e tutelati solo da esperti e incorruttibili specialisti d’arte e storia.
Però Ravenna ha anche altre carte da giocare nelle sinergie fra cultura alta e turismo colto. Ne abbiamo già parlato: le celebrazioni dantesche del 2021, la tradizione dell’arte musiva, l’assetto dell’Accademia di Belle Arti… Anche se sul piano istituzionale non ci sono ancora orientamenti precisi in proposito, si stanno muovendo sollecitazioni e proposte da parte di singoli operatori e associazioni.
Certo, se c’è un sentimento prevalente nelle nuove politiche o tendenze culturali di Ravenna è che – nell’epoca dell’eterno presente – il suo futuro sembra destinato a un ineluttabile ritorno all’antichità.

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