La capitaneria: «Non c’è speranza di trovare i naufraghi ancora vivi»

Ridotte le ricerche dei quattro dispersi dopo la collisione fra navi Il mare grosso impedisce ai sommozzatori di entrare nel relitto

Manca l’ufficialità ma di fatto sale a sei il bilancio delle vittime del naufragio del mercantile turco Gokbel avvenuto la mattina del 28 dicembre tre miglia al largo del porto di Ravenna a seguito di una collisione con il cargo Lady Aziza battente bandiera del Belize: le salme al momento sono due e quattro risultano i dispersi ma è stata la stessa capitaneria di porto, in occasione di una conferenza stampa nell’ultimo giorno dell’anno, a rendere noto come ormai sia impossibile ritrovarli vivi. Alla luce di tutto ciò la macchina dei soccorsi ha rallentato le ricerche. Gli altri cinque membri dell’equipaggio erano stati salvati nelle prime ore dopo il naufragio e trasportati in ospedale per gli accertamenti e sono in buone condizioni.

Il cargo turco con un carico di fertilizzanti stava entrando in porto per attraccare alla banchina della Nadep mentre la Lady Aziza (nove membri di equipaggio, tutti siriani e tutti illesi) era appena salpata dalla medesima banchina alla volta di Porto Nogaro, dopo avere scaricato concime. Lo scontro poco prima delle 9, in condizioni di mare grosso e scarsa visibilità per nebbia e neve. La Lady Aziza pur danneggiata è riuscita poi a rientrare in porto mentre il Gokbel è affondato. I soccorsi sono usciti immediatamente dovendo fare i conti con difficili condizioni meteo riuscendo a riportare a terra cinque marittimi. Per gli altri ormai nessuna speranza: quattro giorni in mare con le temperature invernali, anche nel miglior scenaro ipotizzabile in cui fossero riusciti a salire a bordo di una zattera di salvataggio, sono un periodo troppo lungo per sopravvivere. Le specifiche tabelle Iamsar (International aeronautical and maritime search and rescue) danno una possibilità di sopravvivenza in mare a 10 gradi non superiore alle tre ore.

L’ipotesi prevalente è che i corpi dispersi siano stati spinti dalle correnti verso sud. Ad avvalorare questa possibilità il fatto che nei giorni scorsi una borsa con i documenti marittimi e i giornali di bordo è stata ritrovata nei pressi di Misano Adriatico mentre in zona Riccione è stata recuperata una muta. Dal mare sono state recuperate due zattere gonfiabili: entrambe appartengono però a motovedette della capitaneria ed erano state sradicate dal forte vento nelle fasi dei soccorsi. L’unica zattera gonfiabile della Gokbel finora individuata è stata quella recuperata a terra e sulla quale si erano radunati diversi naufraghi. Il mercantile turco non disponeva di vere e proprie scialuppe, in quanto le convenzioni internazionali consentono alle motonavi sotto gli 85 metri di avere solo zattere gonfiabili oltre a un rescue boat, una sorta di gommone di salvataggio.

Resta poi tuttora valida anche l’ipotesi che i quattro turchi dispersi siano rimasti intrappolati dentro al relitto. Una conferma o una smentita in questo senso si potrà avere solo con un’ispezione condotta con i sommozzatori. Il mare forza 8, con burrasca da nord-est e con previsioni non confortanti, ne impediscono tuttavia l’utilizzo. Quando possibile, il loro contributo sarà importante anche per capire l’esatta localizzazione della falla della Gokbel e quindi la dinamica di collisione e affondamento. L’ispezione potrebbe anche consentire il recupero del Vdr (voyager data recorder): una sorta di scatola nera della motonave. Non è che lo strumento effettivamente esista, visto che quel tipo di mercantile non aveva l’obbligo di possederlo. Intanto procedono parallele le due inchieste avviate per fare chiarezza sull’incidente. Oltre all’inchiesta penale della procura ravennate ne è stata aperta una amministrativa dalla capitaneria.

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