La famiglia di Ettore Muti ha rimosso le spoglie del gerarca fascista dal cimitero

I resti sono stati fatti cremare e portati via, tolta la lapide dove ogni anno il 24 agosto veniva commemorato tra le polemiche

TOMBA Muti

Le spoglie di Ettore Muti non sono più tumulate al cimitero di Ravenna. E la sua tomba di fatto non è più tale. Secondo fonti attendibili i resti del gerarca fascista, nato a Ravenna nel 1902 e morto a Fregene nel 1943 in circostanze mai del tutto chiarite, sarebbero stati fatti cremare e portati via dalla famiglia. Per questo da qualche settimana non c’è più la lapide che lo commemorava sulla tomba dei Muti, un sepolcro nei pressi del quale ogni anno il 24 agosto si svolge una commemorazione organizzata dagli Arditi d’Italia in memoria dell’aviatore.

Da tempo queste cerimonie provocano lo sdegno di numerose forze antifasciste. Basti ricordare che lo scorso anno il sindaco Michele de Pascale aveva inviato una lettera al prefetto chiedendo che vietasse la manifestazione e solleciti in questo senso erano arrivati anche dai parlamentari Andrea Maestri (Possibile), Giovanni Paglia (Sinistra Italiana) e Alberto Pagani (Pd). Tutto invano, si era riusciti solo a evitare la presenza di vessilli inneggianti al fascismo. Cerimonie peraltro da cui la famiglia di Muti si era già dissociata più volte in passato. Nel 2008 infatti gli avvocati della figlia dichiaravano al Resto del Carlino: «Diana Muti  non ha mai preso parte a questo evento che si configura inequivocabilmente come manifestazione politica. Al contrario parla di vera e propria profanazione della tomba del padre».

Circa un mese fa Mirco Santarelli e Oldo Pasi dell’associazione nazionale Arditi d’Italia (Anai) hanno denunciato un atto di vandalismo alla tomba per la scomparsa della lapide. Era il 12 giugno quando i due dichiaravano: «Sfregiare la memoria di un combattente è l’atto più reprorevole che si possa commettere, indigna non solamente noi giovani depositari della storia che fu, ma soprattutto l’anima di chi, tra i combattenti della Repubblica Sociale, ancora oggi vive di quei alti ideali a difesa della Patria». Pochi giorni dopo, la stampa veniva inoltre informata che «un’altra comunità di destra, il gruppo Fortezza Identità Tradizione, insieme ad alcuni membri del gruppo umano che militivano, anni fa, nel Movimento Sociale Italiano ravennate,  hanno deposto una corona sulla tomba di Ettore Muti e presto verrà riposta anche una nuova lapide. Nella corona è stato scritto: “La Luce degli Eroi splende sulla miseria dei Vili”». A questo punto, tuttavia, piuttosto che l’esito di un atto vandalico, la rimozione della lapide appare andare di pari passo con la cremazione e il trasferimento della salma. Oggi ciò che è certo è che al cimitero di Ravenna non vi è più alcun riferimento a Ettore Muti.

Tomba Muti Con Lapide

Così si presentava la tomba di Muti prima della rimozione delle spoglie

Resta da vedere cosa succederà il 24 agosto e cosa faranno a questo punto coloro che ogni anno si ritrovavano nel cimitero di Ravenna dove veniva celebrata una messa (nel 2016 fu don Lorenzo Lasagni di Pisignano, con un’omelia contro le unioni gay) e la deposizione di una corona sulla tomba del gerarca. Ora, senza più spoglie, c’è da chiedersi se un’eventuale cerimonia sia ancora possibile e non possa invece configurarsi come un raduno di carattere politico, che potrebbe rientrare nei comportamenti «incompatibili» con il luogo e sanzionati dal regolamento del cimitero. A questo divieto, peraltro, potrebbe aggiungersi una modifica dello Statuto a cui  starebbe lavorando l’amministrazione comunale per vietare qualsiasi genere di manifestazione riconducibile alla simbologia e ideologia fascista su tutto il territorio comunale.

Ettore Muti (in origine Muty) nasce a Ravenna nel 1902 e morì a Fregene il 24 agosto 1943. Militare, aviatore e politico italiano, convinto fascista, ricoprì diversi incarichi tra cui quello di segretario del Partito Nazionale Fascista dall’ottobre 1939 fino al 28 ottobre 1940. Tra le imprese militari a lui riconducibili la partecipazione all’impresa di Fiume: Gabriele D’Annunzio coniò per lui l’appellativo di «Gim dagli occhi verdi». A Ettore Muti, personaggio entrato nell’immaginario collettivo e da sempre punto di riferimento per gli Arditi – nostalgici del regime di Mussolini – Arrigo Petacco ha dedicato il libro Ammazzate quel fascista! Vita intrepida di Ettore Muti (Mondadori, 2003). In Nero Ra­venna (Edzioni Girasole, 2002), invece, i ravennati Saturno Carnoli e Paolo Cavassini ricostruiscono l’attentato in cui Muti fu coinvolto, nel 1927, in piazza del Popolo a Ravenna.

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