Fabbri, il calcio e le accuse: «Uscirò pulito un’altra volta»

Parla l’ex patron giallorosso che confida nell’archiviazione del suo coinvolgimento nel caso del calcioscommesse del 2011

Gianni FabbriLa giustizia ordinaria ha chiuso le indagini preliminari nei suoi confronti tre mesi fa e lo tiene sospeso in bilico tra l’archiviazione e la richiesta di rinvio a giudizio. Ma quell’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva, per la presunta partecipazione al tentativo di combine di due partite del Ravenna Calcio a febbraio e marzo del 2011, non preoccupa l’ex patron giallorosso Gianni Fabbri, già prosciolto in appello dalla giustizia sportiva per gli stessi episodi: «Penso che il pubblico ministero di Cremona abbia voluto tenere tutti i nomi degli indagati nell’avviso di fine indagini ma prima delle richieste di rinvio a giudizio sono convinto che per me arriverà l’archiviazione».

Se parli di calcioscommesse a Ravenna la mente corre subito all’estate del 2011 quando un’ondata di arresti decisi dalla procura lombarda per l’inchiesta “Last Bet“ coinvolse anche il club bizantino portando in carcere il direttore sportivo Giorgio Buffone e tra i tesserati indagati oltre a Fabbri anche l’allenatore Leonardo Rossi e il preparatore dei portieri Nicola Santoni.

Fabbri, sono passati esattamente quattro anni dall’arresto di Buffone l’1 giugno 2011 e il coinvolgimento del suo Ravenna nello scandalo. Come si riassume questo lasso di tempo? «Ho sofferto come un cane. Molti a Ravenna hanno gioito e all’inizio ho covato molto rancore ma ora non più. Penso ad altro, ho altre preoccupazioni di lavoro. L’inchiesta di Cremona sono convinto che avrà un finale positivo sulla base di quello che ha già detto la procura federale».

Come ricorda le fasi iniziali? «Una tegola caduta sulla testa senza una spiegazione plausibile. La cosa che tuttora mi lascia perplesso sul mio presunto coinvolgimento ipotizzato dai magistrati è data dall’assenza di giocatori del Ravenna tra gli indagati. Sono del segno della Vergine, sono una persona terra-terra e mi sono letto tutto ma proprio non ci trovo un modo per aggiustare una partita senza avere la partecipazione dei calciatori. Se avessi voluto combinare le partite del Ravenna come avrei potuto farlo senza coinvolgere chi stava in campo? Io ero in tribuna e da lì non si fa gol e non si prende».

Però se si leggono le carte la procura è convinta che lei abbia messo lo zampino nelle partite del Ravenna a Verona e Alessandria. «Su quella di Verona non c’è nemmeno una intercettazione che mi coinvolge direttamente. Ci si basa tutto sulle parole di Buffone che al telefono dice di aver parlato con me, ma non è mai successo e nulla dimostra il contrario. Per Alessandria invece di nuovo Buffone parla di aggiustare partite con il loro presidente e poi al telefono con me quando dice “Si fa, non si fa” sta parlando della trattativa per la cessione di Scappini».

Però il tifoso giallorosso vedere i nomi di Fabbri, Buffone, Santoni e Rossi tra gli indagati. Come deve reagire? «Con semplicità estrema: il Ravenna non c’entra in quelle combine. Il tifoso può girare a testa alta sapendo che a Ravenna non è stato fatto niente di strano. In fin dei conti Buffone coinvolge Santoni non tanto per il suo ruolo nel Ravenna ma per portare dentro Doni che era socio di Santoni in un bagno a Cervia».

Non avranno coinvolto la società ma resta il fatto che due tesserati della sua società, almeno nelle conversazioni telefoniche, non parevano ispirati a sani principi di lealtà sportiva. Lei non si accorse di nulla? «Ma secondo lei, se la moglie tradisce il marito, se ne accorge prima lui o gli altri?».

In che rapporti è rimasto con queste persone? «Mai più visti e sentiti da quel tempo. Ma resto convinto che Buffone fosse una brava persona. Credo che si sia fatto coinvolgere molto dal suo dentista (tra i presunti manovratori del sodalizio, ndr) che si aspettava chissà cosa ma ho l’impressione che Buffone abbia fatto molte chiacchiere e pochi fatti».

Negli ultimi anni diverse procure italiane hanno aperto indagini su presunte cupole capaci di alterare i risultati del campo per avere esiti certi su cui scommettere e lucrare. Quanto è malato il calcio? «Il nostro è un Paese dove il benessere ha portato a una mancanza di princìpi e moralità e a sempre meno rispetto verso il prossimo. Accade a tutti i livelli: in politica e nelle imprese. Il calcio fa più opinione, ma a ben guardare in tutte le situazioni c’è chi ha portato via ignominiosamente soldi, anche in attività di carattere sociale. Cinquant’anni fa c’era un’Italia in cui la gente pensava a fare bene un lavoro per mantenere la famiglia. Oggi non è più così. E la  crisi non potrà peggiorare le cose ma forse le prossime generazioni dovranno fare i conti con una realtà diversa e magari meno benessere farà ritrovare certi valori».

Che ricordo pensa abbiano i tifosi e la città di lei? «Andrebbe chiesto a loro. Credo di essere stato apprezzato da tanti e altri non vedevano l’ora di poter gioire di questa situazione. So di essermi comportato bene».

È pentito di qualcosa? «Sono pentito di aver preso la squadra dalla liquidazione e averla portata alla B e poi tenuta in C1 ad alti livelli. Se avessi giocato a bocce sarebbe stato meglio, ma avevo questa passione da bambino».

Le mancano la presidenza e il campo? «No, troppa delusione. Ho chiuso con il calcio. Ma la scottatura è stata così forte che non farò più niente per il sociale perché è difficile farlo in questa città».

Ma il nuovo Ravenna che sta per tornare in serie D? «Sono solo contento se il calcio della mia città va bene. Stimo Giorgio Bartolini e mi ha fatto piacere sapere che in prima persona si era messo nel progetto della cooperativa per ricominciare. Ma ci tengo a chiarire che non ho mai avuto intenzione di entrare nella società. Ho finito il mio tempo nel Ravenna».

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