Badante arrestata, la titolare della casa-famiglia: «Credevo alzasse solo la voce»

Un gruppo di una decina di strutture con una trentina di lavoratrici che ruotano. La proprietaria: «Nessuno aveva fatto segnalazioni di violenze». Intanto l’accusata resta in silenzio davanti al giudice e rimane in carcere a Forlì

L’arresto della badante accusata di maltrattamenti

«Mi era stato detto che gridava contro i nonnini e l’avevo richiamata perché l’avevo sentita anche io ma la cosa è capitata ancora e allora avevo deciso di non tenerla più, se ne sarebbe andata fra pochi giorni. Ma non immaginavo facesse quello che ho letto sui giornali. Diceva cose terribili». La titolare della casa-famiglia di Ravenna dove lavorava la 65enne badante arrestata dalla polizia municipale per presunti maltrattamenti – insulti e schiaffi soprattutto rivolti a una 94enne bisognosa di attenzioni particolari per ragioni igieniche – si dice scossa per l’accaduto ma, per usare le sue precise parole, «cade dal pero» a proposito delle violenze che vengono contestate dagli inquirenti sulla base delle intercettazioni ambientali. La donna guida un gruppo di una decina di strutture a Ravenna, le prime avviate una decina di anni fa, in cui ruotano circa una trentina di badanti. Al momento non risulta indagata.

Se si dimostrerà che le accuse sono vere, come si fa a evitare di cadere dal pero e scoprire tutto solo quando arrivano le manette?
«Bella domanda, non dormo da due giorni e me lo chiedo continuamente. Se fosse per me metterei le telecamere ovunque, per la garanzia degli ospiti e dei loro familiari. Avevo già chiesto di poterlo fare in passato ma mi è stato detto che per ragioni di privacy non c’è modo. Ci riproverò. Questa cosa mi sconvolge: se non sono più in grado di capire quando una persona non è affidabile, come posso fare?».

Da quanto “Lili” lavorava con voi?
«Qualche anno, da settembre scorso era assunta e prima era in una cooperativa collegata alla nostra attività. Mai un problema. Anzi, era anche attenta con i farmaci e le terapie. Nessuno degli anziani si è venuto a lamentare e ce ne sono anche di quelli svegli».

Chi le ha detto che urlava?
«La padrona di casa mi telefonò a metà agosto per dirmi che una vicina le aveva detto di averla sentita urlare contro un’anziana. A quel punto sono intervenuta subito e l’ho spostata. Mi ha chiesto di restare con noi ancora qualche giorno per avere un prestito dalle Poste e poi se ne sarebbe andata. In effetti ripensandoci ora non si è lamentata quando le ho detto che in pratica la licenziavo».

Lavorava da sola?
«No, sono tre le persone che operano in ogni casa-famiglia».

Quindi la vicina sentiva le urla e non le sentivano le colleghe che non hanno mai segnalato nulla?
«Una me lo disse una volta. E infatti feci un richiamo. Ma mi disse solo di voce alta. E lei si difese dicendo che era il suo tono di voce. Credo che si lasciasse andare di più nei brevi momenti della giornata in cui per questioni di turni capitava che fosse sola. Al mattino e alla sera quando faceva i cambi della biancheria capitava fosse sola…».

La casa-famiglia in cui lavorava è risultata di fatto abusiva perché non è stata presentata la dichiarazioni di inizio attività all’ufficio comunale…
«Ho preparato tutte le carte poi le ho messe in un cassetto e mi sono dimenticata di consegnarle ed ero convinta di averlo fatto. Non mi crederanno e mi faranno la multa».

Stamani in tribunale nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip la badante si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Rigettata la richiesta di domiciliari o obbligo di firma perché la 65enne non ha parenti o familiari che possano ospitarla in Italia dove vive da una decina di anni: marito e due figli sono in Bulgaria e a Ravenna alloggiava nelle strutture dove lavorava. La casa-famiglia al centro dell’indagine è rimasta aperta con altro personale perché in condizioni ritenute sufficienti dalle autorità per proseguire l’attività senza creare disagi alle anziane ospiti con un trasferimento.

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