Focolaio all’ospizio Pallavicini-Baronio: 30 positivi tra anziani e operatori

Una persona ricoverata in ospedale. Gli altri in isolamento nella struttura. I casi sono emersi dai tamponi mensili previsti dal protocollo regionale. In via Grado in totale 80 ospiti e 85 membri del personale

Anziana DeambulatoreFocolaio di coronavirus nella casa di riposo per anziani Pallavicini-Baronio di Ravenna, struttura privata accreditata con il sistema sanitario: 30 positività su 165 persone, nello specifico si tratta di 16 degli 80 ospiti e 14 operatori su 85. Per una sola anziana, già gravata da patologie pregresse, è stato disposto il ricovero in ospedale. Tutti gli altri, asintomatici, rimangono in isolamento nella struttura di via Grado. Tra il personale si registrano casi di febbre.

Le positività sono emerse dai tamponi effettuati a tutti il 26 ottobre, appuntamento con lo screening mensile previsto da maggio dai protocolli regionali per le Cra. I risultati, a causa dell’intasamento ai laboratori Ausl di Pievesestina, sono arrivati scaglionati: i primi sono stati comunicati il giorno dopo mentre gli ultimi solamente stamani, 29 ottobre, a distanza di tre giorni dal test. Il 2 novembre un nuovo giro di tamponi per tutti.

Intanto la struttura si sta riorganizzando in collaborazione con l’Igiene pubblica. I positivi sono stati isolati, è stato creato un nucleo per chi era stato in stanza con loro e quindi sono contatti a rischio e il resto per chi è negativo. Intanto l’attività del centro diurno che accoglieva altre 14 persone è stata sospesa.

La coordinatrice Ilda Renzelli ha voluto informare personalmente i familiari di tutti i positivi: «Ho trovato una reazione che mi ha stupito, sono stati comprensivi e disponibili. E tanta disponibilità lo sto vedendo anche nel personale sano che continua a lavorare collaborando». Renzelli non nasconde il senso di frustrazione di fronte a questi numeri: «Abbiamo formato gli operatori e siamo convinti di aver seguito alla lettera tutte le disposizioni, non abbiamo mai risparmiato su dispositivi di sicurezza e procedure. Ma i test dicono che questo non è bastato per tenere il virus fuori dalla struttura. Stiamo indagando per individuare come è entrato, soprattutto per capire come evitare che succeda di nuovo».

Per spiegare l’ingresso del virus nei locali di via Grado le ipotesi più accreditate sono due: tramite uno degli operatori o durante la visita di un familiare degli ospiti. «Anche per queste ultime abbiamo rispettato le direttive regionali. Una persona sola, solo su appuntamento, con doppia intervista, misurazione della febbre e igienizzazione degli ambienti».

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