Licia Troisi, la signora del fantasy italiano. «Ho iniziato grazie a Tolkien»

L’autrice di best seller ospite a Lugo. «I miei lettori? Sono adolescenti e ventenni, appassionati di cultura pop e molto legati a mondi inventati di cui spesso scrivono o disegnano»

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Licia Troisi

Elfi, gnomi, draghi, druidi, spadoni, magie. Se questi elementi suscitano la vostra fantasia c’è una nuova iniziativa che fa al caso vostro, è Lugo Fantasy dal 5 al 7 ottobre alla biblioteca Trisi di Lugo (a questo link il programma) a cura di Nevio Galeati e della associazione Pa.Gi.Ne. (gli stessi di GialloLuna NeroNotte a Ravenna).

Tra gli ospiti più attesi c’è (giovedì 5 ottobre alle 21) Licia Troisi, che dopo aver esordito a 24 anni, è oggi molto letta dai giovani e ha pubblicato dieci romanzi e otto fumetti della saga del “Mondo Emerso”.

Licia

Come ti sei avvicinata al fantasy?
«Attraverso i cartoni animati. Ho conosciuto mio marito a venti anni, anche lui era appassionato di fantasy ma non lo aveva mai letto e così assieme ci siamo messi a leggere la Rowling, Marion Zimmer Bra­dley e Tolkien ed è stata una folgorazione. Mi sono resa conto che quella era l’ambientazione in cui mi sentivo più a mio agio per raccontare le mie storie».
Come è nato il tuo “Mondo Emerso”?
«Ha tante diverse influenze: Il signore degli anelli, che è stato il libro che mi ha convinto a scrivere, ma anche i fumetti giapponesi come Berserk, che ha avuto una fortissima influenza sulle cose che ho scritto».
Degli scrittori di oggi chi segui con più interesse?
«Il mio preferito è Jonathan Stroud, che ha appena concluso la serie Lockwood & Co. Di lui leggo tutto quello che scrive, perché è molto divertente e appassionante. Parla spesso di fantasmi. Fra gli italiani mi piace molto Fran­cesco Dimitri, l’autore di L’età sottile, un romanzo di formazione dove c’è della magia».
Nella tua scrittura è molto forte il legame con l’immaginario giapponese, a cui la tua generazione, nata negli anni ’80 è stata molto legata…
«Sì, è stata molto forte e diverse tematiche le ho prese proprio da lì. Per esempio l’idea del duello all’arma bianca che è il confronto tra due personaggi che hanno due diversi modi di vedere il mondo e in qualche modo queste due visioni collidono con lo scontro, come avviene in Dragon Ball o in Naruto».
Negli ultimi anni si sta sdoganando la letteratura di genere. La critica italiana si è aperta nei confronti del giallo e del noir, ma ancora sopravvivono molte resistenze verso il genere fantasy, come mai secondo te?
«Non lo so. Il noir e il giallo hanno un riferimento più diretto con la realtà e questo li rende più appetibili per certa critica, mentre il fantasy ha una ambientazione di fantasia che viene considerato per questo un po’ da bambini, anche se non è vero che tutti gli scrittosi lo siano, come per esempio George R. R. Martin (de Le cronache del ghiaccio e del fuoco) i cui libri sono pieni di sesso e violenza, ed evidentemente non sono per ragazzini».
Il rapporto tra letteratura fantasy e cinema è molto stretto…
«L’interesse per il fantasy in Italia è nato con le trasposizioni cinematografiche di Harry Potter e del Signore degli Anelli. Quello ha dato il vero impulso e lo è ancora, basti pensare al successo di Trono di Spade, anche questa una serie televisiva tratta da una saga letteraria».
In Italia quasi non esiste un cinema fantasy, tu sei mai stata avvicinata da produttori cinematografici?
«Sì, però le cose non sono mai andate in porto… Per i film fantasy ci vogliono moltissimi soldi e per questo sono quasi una esclusiva delle major americane ed è raro che autori italiani siano tradotti in inglese, quindi le loro storie sono tagliate fuori. Forse con le serie tv potrebbero esserci possibilità in più…»
Per scrivere hai scelto sempre la forma della trilogia, molto comune nel fantasy, come mai?
«Sono prolissa… Il primo libro era venuto lunghissimo, 1.200 pagine, e la Mondadori ha proposto di dividerlo in tre parti, riprendendo la tripartizione dei capitoli. Con l’andare del tempo ho capito che preferisco gli atti narrativi lunghi e così viene naturale dividerli in tanti libri».
Chi sono i tuoi lettori?
«Ho cominciato a scrivere pensando a un lettore che mi assomigliasse e che avesse i miei stessi gusti a livello di consumi culturali. Mondadori mi ha detto che i miei libri erano per ragazzi. Sono adolescenti e ventenni, appassionati di cultura pop e molto legati a mondi inventati di cui spesso scrivono o disegnano».
Sono diversi da come eri tu alla loro età?
«Sono molto simili. Io vedevo Lady Oscar e loro Il trono di spade, ma non c’è tanta differenza. La differenza principale è che ai nostri tempi essere nerd era visto male. Se eri appassionato di manga e sapevi tutto di cartoni animati giapponesi eri visto un po’ come “un poveretto”, oggi invece non è più così, anzi fa tendenza».

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