I presidenti delle Province di Ravenna e Ferrara: «No a fusione Camere di Commercio»

Lettera aperta di De Pascale e Paron al governo per chiedere di rivedere il percorso

Imprese assetate di liquiditàI presidenti delle Province di Ravenna e Ferrara, Michele de Pascale e Barbara Paron, prendono spunto dal dibattito recentemente riapertosi, anche a seguito dell’interrogazione presentata dalla consigliera regionale Marcella Zappaterra (Pd), sul processo di fusione delle rispettive Camere di Commercio, per chiedere al Governo di avviare un percorso per consentire il mantenimento dell’autonomia dei due enti. «Stiamo parlando di due enti molto ben gestiti – scrivono in una lettera aperta i due presidenti – che in questi anni hanno distribuito risorse molto rilevanti a sostegno dei progetti di sviluppo del nostro territorio, con la massima attenzione a non gravare eccessivamente sulle imprese non contrarre forti indebitamenti. La fusione nasceva come obbligo, per le disposizioni di legge approvate nella precedente legislatura e, sostanzialmente, legate al processo di abolizione delle Province che, come tutti ben sanno, è stato bocciato dal referendum costituzionale, e ha lasciato i nostri enti in uno stato di grave difficoltà».

Secondo i due amministratori i territori hanno tutto l’interesse a collaborare e a valorizzare i punti di contatto che li legano e che, nell’obbligatorietà avevano legittimamente spinto i gruppi dirigenti delle associazioni ad intraprendere questa scelta: dalla comune appartenenza al Parco Regionale del Delta del Po e a Destinazione Romagna per gli aspetti ambientali, culturali e turistici, ai legami industriali collegati alla Chimica fino ad arrivare a battaglie condivise come quella per il potenziamento della SS16. «Questi progetti, e tanti altri, possono tranquillamente essere perseguiti senza andare ad alterare la dimensione Provinciale delle Camere di Commercio che si sovrappone fisiologicamente a tutte le altre funzioni con cui l’ente è chiamato a collaborare, sia nel sistema degli enti locali, che nelle articolazioni dello Stato».

Alla luce di tutto questo De Pascale e Paron dicono che «non crediamo sia più tempo di procedere per tentativi nella riforma di tutte le istituzioni della Repubblica ma solo dentro ad un quadro organico che metta i territori e le loro identità al centro per dare servizi più efficienti ed efficaci a cittadini ed imprese e in questo senso il mantenimento dell’autonomia nella dimensione provinciale ci sembra la soluzione che al momento dia maggiori garanzie».

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