Valle della Canna, caccia sospesa nel raggio di tre chilometri dal parco del Delta

Il provvedimento motivato dalla necessità di non causare un’eccessiva pressione sulle specie già interessate dalla moria

Caccia 1200x800Il Parco del Delta del Po ha disposto oggi – 7 ottobre –  la sospensione di qualsiasi forma di attività venatoria in un raggio di 3 km dal perimetro dell’area interessata dalla moria di uccelli anatidi a causa, presumibilmente, dell’intossicazione da tossina botulinica di tipo C, fenomeno riscontrato la scorsa settimana in Valle Mandriole, o Valle della Canna. Va ricordato che nell’area interessata dal fenomeno l’attività venatoria non è mai consentita, a differenza delle zone contigue.

Tale provvedimento, “assunto anche dalla Regione Emilia-Romagna per le aree di competenza, risponde a un triplice obiettivo: in primis, permette consentire la permanenza degli uccelli in acque non contaminate, evitando la migrazione dalla zone contigue all’area di criticità. In secondo luogo, evita il potenziale abbattimento a un numero consistente di esemplari sani che, presumibilmente, a fronte dell’anomala presenza umana nell’area interna della Valle per la rimozione delle carcasse, si sono spostati nelle zone contigue ove vi è minor disturbo; infine, tale provvedimento è motivato dalla necessità di non causare un’eccessiva pressione sulle specie già interessate dalla moria”.

La sospensione dell’attività venatoria è immediatamente in vigore nelle AC (aree contigue) del Sub comprensorio n.4 “Ravenna- Alfonsine- Cervia” denominato PP Ravenna, in un raggio di 3 km dal perimetro della Valle Mandriole, e resterà valida fino a specifica revoca.

Il Parco del Delta del Po comunica che tale provvedimento è stato condiviso con Ispa e con tutti gli enti competenti che si sono attivati immediatamente a partire dalla segnalazione del Comune di Ravenna e l’immediata convocazione del tavolo emergenziale di giovedì 3 ottobre. “Il Comune nel frattempo, insieme a tutti gli enti competenti, ha favorito azioni straordinarie per il ricambio delle acque della valle in maniera rapida e per fornire così ossigeno all’area e limitare la proliferazione del botulino con l’auspicio di uscire dall’emergenza”.

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