Un dibattito sui traffici di armi al porto e un corteo per il cessate il fuoco

Sabato 24 febbraio a Ravenna, con l’osservatorio “the Weapon Watch”

Striscione Stop Armi

Uno striscione al porto di Ravenna durante una protesta delle scorse settimane

Il 24 febbraio ricorre la giornata nazionale di mobilitazione nelle città italiane per il cessate il fuoco in Palestina e Ucraina. A Ravenna la ricorrenza sarà caratterizzata dall’iniziativa “Tutte le guerre passano dai porti – Accendere Fari di Pace per svelare i traffici di armi e gli interessi che preparano e alimentano le guerre”.

È previsto prima un incontro pubblico, alle ore 15, alla sala convegni dell’Autorità Portuale, in via Antico Squero 31, a cui interverranno Daniele Rossi, presidente dell’Autorità portuale di Ravenna, Carlo Tombola (Weapon Watch), Raffaele Spiga (Bds), Annarita Cenacchi (consigliera nazionale di Pax Christi Italia), Milad Basir (comunità palestinese Emilia-Romagna). Coordina Marcella D’Angelo, della segreteria della Cgil di Ravenna.

Successivamente, alle 17,30, partirà un corteo dalla stazione, in viale Farini, che giungerà in piazza del Popolo.

L’iniziativa pubblica è organizzata da Pax Christi Italia e dall’osservatorio the Weapon Watch, e promossa da Acli, Anpi, Arci, Arcigay, Auser, BDS Ravenna, Casa delle donne, Cgil, Comitato per il ritiro di ogni Autonomia Differenziata Ravenna, Comitato in difesa della Costituzione Ravenna, Comitato per la difesa e la valorizzazione della Costituzione Faenza, Comitato Salviamo la Costituzione, Coordinamento per la pace Bagnacavallo, Coordinamento per la democrazia costituzionale prov. Ravenna, Dalla parte dei minori, Donne in nero, Federconsumatori, Femminile maschile plurale, Educazione alla pace e alla nonviolenta, Emergency, Il terzo mondo ODV, Legambiente Lamone Faenza, Libera, Libertà e giustizia, Linea Rosa, Movimento consumatori, OverAll Faenza, Pax Christi, Psicologia Urbana Creativa, Rete restiamo umani Bagnacavallo, Sunia, Udi Ravenna, Weapon Watch, R.I.T.I, Associazione di amicizia Italia Cuba circolo ravennate, Ora e sempre Resistenza OdV, Anpi Solarolo, Sinistra Italiana Ravenna, associazione Life Onlus, Tenda della Pace di Villanova di Bagnacavallo, Partito della Rifondazione Comunista della Federazione di Ravenna, coordinamento Italiano Terza Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza,Laboratorio Ravennate di Unione Popolare LABOR-UP.

«Le proteste delle lavoratrici e dei lavoratori, anche nel porto di Ravenna – commentano i promotori dell’incontro pubblico e del corteo del 24 febbraio -, hanno reso evidente quello che i Governi ci vogliono nascondere: il sostegno al commercio delle armi verso i Paesi coinvolti in conflitti armati e nei quali si commettono gravi crimini contro i civili. Anche il nostro Paese è implicato. Il commercio e il transito attraverso il territorio nazionale di armi utilizzabili per violare i diritti umani, è esplicitamente vietato dalla legge 185 del 1990 e dal Trattato internazionale sul commercio delle armi convenzionali. Pertanto, i governi e le autorità dello Stato devono tornare a operare entro la cornice della legalità, che è la loro stessa ragione d’essere. Si deve rispettare l’articolo 11 della Costituzione, da cui discende la legge 185/90 e ridare vigore all’azione mediatrice delle Nazioni Unite, interrompendo tutti i legami affaristici con i regimi autoritari e con i signori di tutte le guerre».

Ravenna – continua la nota dei promotori – «si colloca in alto nella classifica italiana del traffico mercantile marittimo: al sesto posto per tonnellate, al decimo per container, ed è l’unico sbocco portuale dell’Emilia-Romagna, regione importante nell’industria militare italiana. L’osservatorio the Weapon Watch ha individuato oltre sessanta aziende legate al settore bellico con sede in Emilia-Romagna, di cui la metà entro un raggio di 100 chilometri dal porto ravennate. Ravenna e il suo porto sembrano avere un ruolo marginale nel commercio degli armamenti. Considerato che Ravenna è però un porto di seconda categoria e di prima classe, può essere utilizzato per imbarcare armi e munizioni, situazione per noi assolutamente inaccettabile qualora si effettui in violazione delle leggi e dei trattati. Nel maggio 2021, infatti, mentre Gaza era sotto le bombe israeliane dell’operazione “Guardiani delle mura”, nel porto di Ravenna venne annunciato un container di bombe da imbarcare sulla nave “Asiatic Island” diretta in Israele: la pronta reazione dei sindacati portuali con l’immediata proclamazione dello sciopero impedì di fatto la stessa presentazione della merce a Ravenna».

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