Sorpresa: un milione di euro dallo Stato Ed ecco il nuovo logo di Ravenna2015

Cassani (ex coordinatore 2019): «Promuoveremo e creeremo eventi,
investiremo su museo di Classe, palazzo Rasponi e in Darsena»  

Un milione e duecentomila euro. Eccolo il tesoretto che con ogni probabilità porterà in dote il titolo di Capitale italiana della cultura del 2015 a Ravenna e a ognuna delle altre quattro città (Cagliari, Lecce, Perugia e Siena) designate dal Governo. Si tratta, come noto, delle cinque finaliste sconfitte da Matera nella corsa al 2019, quella per il più prestigioso titolo di Capitale europea della cultura (in cui Ravenna si è piazzata seconda a pari merito con Siena). Non un contentino, come ci tenne a precisare fin da subito il ministro Dario Franceschini, ma un riconoscimento per il lavoro svolto dalle città finaliste e i progetti presentati all’interno dei cosiddetti dossier di candidatura valutati dalla giuria internazionale. Per questo motivo il Governo approvò il 12 dicembre il decreto in cui assegnava il titolo e con esso un contributo finanziario di un milione di euro da dividersi equamente tra le cinque città. Che non l’avevano però presa bene, chiedendo al Governo uno sforzo maggiore. Ne sono seguite settimane se non di trattative, almeno di incontri, fino alla firma in questi giorni di un decreto interministeriale che, all’interno del piano “Destinazione Italia”, impegna le somme residue dell’ultimo settennato di pianificazione europea (2007-2013), garantendo un contributo specifico di un milione di euro per ognuna delle cinque città, che ora dovrebbero avere così a disposizione complessivamente 1,2 milioni di fondi statali per sfruttare al meglio almeno questi dieci mesi che restano del 2015.

Il piano operativo è di fatto già partito con la nascita di un nuovo logo (quello qui a fianco in versione rossa) che andrà a sostituire quello che i ravennati avevano ormai imparato a riconoscere del 2019, in questo caso uguale per tutte e cinque le città, al fine di promuovere il marchio Capitale italiana 2015.

«Proprio per come è stato concepito questo titolo – è il commento di Alberto Cassani, ex coordinatore di Ravenna 2019 che seguirà anche il progetto Ravenna2015 dall’interno del suo ruolo nello staff del sindaco Matteucci –, noi non lo intendiamo come puro e semplice riconoscimento, ma piuttosto come una tappa all’interno di un percorso, che è quello che è stato avviato con la candidatura al 2019 e che ci dovrà portare, almeno come orizzonte, al 2021 (anno delle celebrazioni dantesche per i 700 anni della morte del Sommo Poeta, ndr). Il 2015 dovrà così rappresentare una fase mediana in un percorso finalizzato alla crescita della città sulla base della costruzione e della valorizzazione del nesso tra cultura, società ed economia, una triangolazione fondamentale che è stata alla base anche della costruzione della nostra candidatura europea».

Senza più lo staff con cui aveva costruito Ravenna2019, Cassani si è adoperato in queste settimane in prima persona a tessere le relazioni con le altre città Capitali italiane per definire accordi di promozione congiunta e, «in collaborazione con gli uffici comunali e in connessione con l’assessorato alla Cultura» sta lavorando «per riallacciare i fili di una rete che coinvolga, in primis, tutto il mondo culturale cittadino».

Lo scopo, ci dice, è quello di mettere in campo tre ordini di azioni. Il primo è quello legato alla valorizzazione e promozione, attraverso il marchio della Cic, di quanto già programmato dalle varie realtà culturali, anche cercando di consolidarne alcune ritenute strategiche (ad esempio, insieme alle tante iniziative dantesche nel 750° della nascita, si sta adoperando per garantire lo svolgimento di una edizione particolarmente significativa del festival biennale Ravenna Mosaico). In secondo luogo, compatibilmente coi tempi ristrettissimi, «solleciteremo – continua – l’organizzazione di alcune azioni specifiche costruite ad hoc per il 2015, magari partendo dai progetti del dossier 2019». Parte del budget – se verrà confermata l’entità del finanziamento statale, a cui si cercheranno di aggiungere magari fondi regionali o risorse provenienti da importanti sponsor – potrebbe poi essere utilizzata per interventi infrastrutturali: «in particolare ci si potrebbe concentrare sul Museo di Classe, per arrivare a breve a completarne l’allestimento; su Palazzo Rasponi, con l’acquisto di attrezzature necessario per un suo pieno utilizzo (al momento non è in grado, per esempio, di ospitare una grande mostra d’arte, ndr) e su un intervento di riuso di un edificio in Darsena tra quelli che avevamo anche già indicato nel nostro dossier come possibili contenitori culturali».

In definitiva, l’obiettivo di Cassani è «in questa fase di difficoltà in cui il sistema culturale dovrà fare fronte anche ai tagli delle fondazioni bancarie, che la Capitale italiana della cultura si metta al servizio della città, secondo un ottica per cui la cultura possa essere punto nevralgico anche della vita sociale ed economica».

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