Poc Darsena: il grande giorno Ma la sinistra non approva

Voto in consiglio: maggioranza ancora spaccata. Tra le criticità sollevate dai comunisti anche la sostenibilità delle opere pubbliche

L’approvazione del Poc Darsena (il piano urbanistico che dovrà guidare la riqualificazione del quartiere sull’acqua della città) è forse l’atto più importante di questo mandato per la giunta del Comune di Ravenna, se non degli ultimi due, ma non sarà votato dalla maggioranza all’unanimità. Giovedì 29 gennaio arriva finalmente in consiglio comunale (che lo approverà il giovedì seguente) dopo un lungo percorso iniziato con l’adozione nell’estate 2013; da allora è poi passato attraverso commissioni, pareri tecnici che hanno rilevato criticità (come fu il caso di Ausl e Arpa su sistemi fognari e acustica), osservazioni che hanno portato ad alcune modifiche, tra cui l’abbassamento degli extraoneri per chi investirà nel comparto.

Allora, nel 2013, furono ben due le forze politiche all’interno della maggioranza ad astenersi esprimendo forti punti di contrasto con il progetto, le due forze più a sinistra, ossia Sel, rappresentata da Sarah Ricci, e Fds (composta da Rifondazione comunista e Pdci), una forza che alle ultime elezioni regionali ha sostenuto la lista L’Altra Emilia Romagna in opposizione al Pd.

Per Fds è il consigliere dei Comunisti italiani, Diego Rubboli, alla vigilia del voto definitivo, a spiegarci le ragioni di una posizione che esclude il voto a favore. «Partiamo da una posizione di astensione, ma potremmo addirittura arrivare al voto contrario, vedremo. Ci sono troppe cose che non ci convincono in questo progetto». E nell’elenco si va dalla viabilità sia interna che esterna («i ponti ciclabili – dice – impediranno del tutto la navigazione, la via di Spina avrà strettoie che comporteranno difficoltà di circolazione anche per i mezzi pubblici») all’idea stessa di distribuzione degli spazi: «Non ci convince l’idea di addossare tutto il residenziale sul canale invece di prevedere una maggiore diffusione tra il verde». Ma sul banco degli imputati c’è anche il tema dell’archeologia industriale «molti sono edifici che non hanno alcun valore e che ci si ostina a voler salvaguardare» dice Rubboli e, sul collegamento con la città, aggiunge: «La cesura con il centro è una questione dirimente, a breve presenteremo una nostra proposta su un possibile spostamento della stazione e della ferrovia». Ma accanto a temi che riguardano il progetto in sé, c’è la grande questione della sostenibilità economica: «Non si capisce come e da chi saranno realizzate le opere pubbliche, quando, come e con quale unitarietà. Mancano meccanismi di copertura delle spese che possano funzionare, si rischia un’eccessiva frammentazione, e che le cose vengano fatte solo a pezzi. Inoltre, condividiamo in pieno il parere della Commissione qualità urbanistica che a settembre scorso ha criticato il Ooc suggerendo soluzioni in grado di dare maggiore unitarietà e dicendo che meglio sarebbe stato fare un concorso di idee». Le osservazioni accolte nel corso di questi due anni hanno cambiato, secondo i comunisti, alcuni aspetti di dettaglio ma non la sostanza.

Insomma, di margine pare proprio che non ce ne sia molto e dall’altro banco di sinistra della maggioranza non arriverà alcun aiuto al Pd, anche Sarah Ricci di Sel è infatti intenzionata a confermare l’astensione di due anni fa, motivandola così: «Non è stata fatta una selezione rispetto alle condizioni di sostenibilità ed esigenze, ma si è scelto di rendere attuabili tutti i comparti presenti in darsena, la motivazione addotta è quella di non precludersi nessuna possibilità di iniziativa, questo però si scontra con la necessità di garantire sostenibilità a ciascuno degli interventi che si vanno ad attivare ed unitarietà complessiva. Noi in ragione di questo non votammo il poc e poi presentammo sei osservazioni. Le nostre osservazioni, accolte solo in parte o non accolte, avevano come obbiettivo garantire il ruolo del pubblico nel governare questo processo. La nostra attenzione è alla necessità di garantire la coerenza fra il piano operativo e il disegno di assetto condiviso».

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