Presto e bene stanno insieme solo se c’è di mezzo il rigassificatore?

La proposta di installare un rigassificatore in mare al largo di Punta Marina è stata esaminata da 63 enti pubblici e il parere finale è atteso entro l’inizio di novembre quando saranno passati 120 giorni dall’avvio dell’iter autorizzativo. Una tempistica clamorosamente veloce. E infatti buona parte della politica, delle istituzioni e dei tifosi pro impianto, celebra tutto questo con grande orgoglio. E se invece quella rapidità di valutazione – a prescindere dall’esito che pure pare scontato – fosse la fotografia plastica del fallimento della politica?

La rassicurazione più spesso ripetuta da politici e promotori è che la velocità di risposta non è da intendersi come superficialità di esame (quel numero 63 viene ribadito a più riprese). Ma è stata merito della competenza e dell’impegno di tutti i tecnici. «Hanno lavorato anche di notte», ha celebrato l’assessore regionale Vincenzo Colla – ex sindacalista Cgil – alla presentazione pubblica dell’11 ottobre.

Quindi scopriamo che presto e bene stanno insieme. Ma tecnici e politici di oggi non sono molto diversi da quelli che negli ultimi anni hanno lasciato impantanare tante altre pratiche per altri progetti. Sarà pur vero che il rigassificatore è una tecnologia consolidata e quindi più maneggiabile da analizzare – altra rassicurazione fornita dalle autorità –, ma non risulta alle cronache che i progetti bloccati dalla burocrazia ambissero a spedire razzi sulla Luna con decollo dal tetto della basilica di San Vitale.

Un esempio concreto, tanto per capirci: il parco eolico offshore Agnes ha presentato le prime istanze anni fa. Energia pulita capace di soddisfare i bisogni di mezzo milione di famiglie (pari a quelle che vivono in tutta la Romagna). Perché non ha goduto della stessa tempistica? Per gli esempi si può uscire anche dal settore energetico. Scavare i fondali del porto è così complesso? Fare un orto nel cortile di un’ex caserma è così avveniristico? Costruire un ponte su un fiume in meno di due anni è così fantascientifico? Si è spesso detto che c’è bisogno di tanta attenzione per esaminare le pratiche.

È lungo l’elenco di imprese che si sarebbero accontentate di avere risposte – favorevoli o contrarie ma almeno definitive – anche in otto mesi: non sarebbero servite le nottate di lavoro dei tecnici di Colla e sarebbe stato un arco di tempo comunque più competitivo rispetto agli standard. Tenendo sempre a mente che si parla di tempi solo per sapere se un investimento si può o non si può fare.

Gonfiano il petto gli amministratori locali e gli imprenditori del territorio perché dicono che la scelta di Ravenna per l’impianto Snam è un riconoscimento alle competenze in materia energetica. Già, il know-how. Ma quanti danni ha subito quel know-how dai ritardi della politica? Se quattro mesi fossero stati lo standard per tutto, dove saremmo oggi con le rinnovabili?

Ora il rigassificatore ci ha insegnato che quattro mesi bastano, non abbiamo dubbi che da adesso sarà sempre così per ogni proposta.

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