martedì
26 Agosto 2025

Il Comune cerca un nuovo macellaio: all’asta l’affitto di un negozio da 50 mq

La gara si chiude il 24 ottobre, la base è di 5mila euro all’anno di canone, l’immobile è in piazza Ercole I

Locali Della Macelleria Di SantAgata Sul SanternoAsta pubblica per la concessione in locazione di un immobile in piazza a Sant’Agata sul Santerno da destinare a macelleria. La nuova attività assicurerà la continuità del servizio, in quanto andrà a sostituire la precedente, cessata per pensionamento dei titolari il 31 luglio scorso. L’amministrazione comunale, riconoscendo l’importanza di mantenere il servizio nel centro storico del paese, ha avviato l’attribuzione degli spazi a nuove attività di macelleria. C’è tempo fino al 24 ottobre per partecipare all’avviso di asta pubblica.

L’immobile in piazza Ercole I Duca D’Este 6 si trova al piano terra e presenta una vetrina e una porta di ingresso lato strada, misura 50,62 mq ed è censito al catasto fabbricati di Sant’Agata sul Santerno al foglio 9, mappale 93, subalterno 31, categoria catastale C/1.

L’importo a base d’asta è di 4.946,16 euro all’anno e l’assegnazione sarà fatta sulla base del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, pur considerando anche l’esperienza maturata, il progetto di gestione dell’attività e le proposte di servizi complementari. Gli interessati dovranno obbligatoriamente visionare l’immobile rivolgendosi all’ufficio tecnico del Comune di Sant’Agata sul Santerno, previo appuntamento telefonando allo 0545 919911 o scrivendo a tecnico@comune.santagatasulsanterno.ra.it. Ai partecipanti sarà rilasciata apposita attestazione di sopralluogo, che dovrà essere allegata all’offerta.

Le domande dovranno pervenire presso il Servizio Appalti e Acquisti dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, entro le ore 13 di lunedì 24 ottobre 2022. Per informazioni di carattere amministrativo è possibile rivolgersi al Servizio Appalti e acquisti dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna (0545 38597 – 38527, appalti@unione.labassaromagna.it).

Sant’Agata sul Santerno conta circa tremila abitanti, dista 4 km dal centro di Lugo e di Massa Lombarda, ed è attraversata dalle strade provinciali San Vitale e Bastia lungo le direttrici di Ravenna, Bologna e Ferrara, con un passaggio di circa 20mila veicoli al giorno. «Il centro storico del paese – afferma il Comune – è facilmente accessibile, con ottima possibilità di parcheggio nei pressi dell’attività».

Nel comune di Ravenna Fratelli d’Italia passa dal 3 al 24 percento in quattro anni

Dietro al boom del partito della Meloni anche il crollo della Lega. Il primo partito resta il Pd, attorno al 30 percento

1A causa della ridefinizione dei collegi elettorali, è complicato fare paragoni del voto in provincia rispetto alle ultime politiche del 2018. Prendiamo quindi in esame il voto per la Camera esclusivamente nel comune capoluogo, quello di Ravenna, dove il Partito democratico si conferma il primo partito, seppur in calo.

A Ravenna il Pd ha infatti ottenuto il 29,7 percento delle preferenze, grazie a 23.588 voti, un migliaio in meno del 2018, quando però Liberi e Uguali ne prese altri 4mila (in questa tornata elettorale i bersaniani erano invece confluiti di nuovo all’interno dello stesso Pd).

Il Movimento 5 Stelle, che nel 2018 riuscì nella storica impresa di superare il Pd diventando il primo partito del comune, dopo vari terremoti interni, è risalito al 10,6 percento, riuscendo però a conquistare solo un terzo dei 25mila e rotti voti di quattro anni fa.

Il secondo partito, a Ravenna, è ora Fratelli d’Italia, il grande vincitore incontrastato di queste elezioni a livello nazionale e anche locale. Quattro anni (e mezzo) fa il partito della Meloni a Ravenna era al 3 percento con meno di 2.700 voti; oggi festeggia un incredibile 23,8 percento, grazie a quasi 19mila preferenze.

A farne le spese anche (e forse soprattutto) gli alleati della Lega, passati dal 17,4 percento e dai 15mila voti del 2018 a un desolante 6,9 percento con poco più di un terzo delle preferenze. Dimezzata, rispetto alle precedenti Politiche, anche Forza Italia, che però rispetto alle più recenti performance elettorali può essere decisamente soddisfatta dei 4.348 voti presi, pari al 5,5 percento.

Tornando alla coalizione di centrosinistra, dietro al Pd, l’alleanza Verdi-Sinistra si deve accontentare del 3,7 percento a fronte di quasi 3mila voti (difficile in questo caso fare paragoni con il 2018, quando i Verdi si presentarono con il simbolo “Insieme” che rimase sotto l’1 percento), mentre +Europa da queste parti fa meglio rispetto alla media nazionale (dove non raggiunge la soglia del 3) con il 3,4 percento (cinque anni fa si fermò al 2,8, con 2.530 preferenze, duecento in meno di quelle ottenute ieri).

A chiudere la coalizione di centrosinistra, Impegno Civico di Di Maio con 285 voti, meglio solo di Sud Chiama Nord e della lista di Mastella, tra tutte le 17 presenti sulla scheda degli elettori del comune di Ravenna.

Il Terzo Polo nel comune capoluogo ha chiuso all’8,6 percento, quasi 1 punto in più rispetto alla media nazionale, ma mancano termini di paragone con le ultime Politiche, mentre è un flop anche a Ravenna la nuova lista di sinistra trainata da Potere al Popolo – che nel 2018 prese 850 voti, praticamente gli stessi che oggi porta a casa l’Unione Popolare di De Magistris, che si piazza abbondantemente dietro a Italexit ma anche alle spalle di Vita e Italia Sovrana e Popolare.

C’era una volta la Romagna “rossa”: all’uninominale vince solo il centrodestra

Non solo Buonguerrieri a Ravenna: il Pd perde anche a Forlì e Rimini

Buonguerrieri Ferrero
Alice Buonguerrieri con il responsabile provinciale di Fratelli d’Italia Alberto Ferrero (a sinistra)

Le sfide dell’Uninominale, sia alla Camera che al Senato, vanno tutte al centrodestra anche nella (ex?) “rossa” Romagna.

In provincia di Ravenna, come già scritto, la cesenate Alice Buonguerrieri ha battuto per una manciata di voti la favorita Ouidad Bakkali (nelle foto qui sotto i risultati nel dettaglio delle due coalizioni).

Nel collegio di Forlì, la candidata del centrodestra la lombarda Gloria Saccani (Forza Italia) ha superato il 40 percento delle preferenze, contro il 34,5 di Massimo Bulbi (Pd).

A Rimini, infine, l’ex sindaco Andrea Gnassi ha chiuso con il 34,8 percento, contro il 43 percento del forlivese Jacopo Morrone, segretario della Lega Romagna.

All’uninominale del Senato, come anticipato, il ferrarese Alberto Balboni (Fratelli d’Italia) ha battuto la faentina Manuela Rontini (Pd) 42,1 a 34,7 percento nel collegio che accorpava le province di Ravenna e Ferrara; in quello forlivese-riminese, invece, la vicesindaca di Brisighella, Marta Farolfi (Fdi), ha vinto 42,1 a 33,3 percento contro Simona Viola di +Europa.

Il centrodestra vince anche in provincia. Sconfitte Rontini e Bakkali del Pd

Eletta la vicesindaca di Brisighella di Fratelli d’Italia. All’uninominale della Camera a fare la differenza meno di 50 voti

Buonguerrieri
Alice Buonguerrieri a un banchetto di Fratelli d’Italia a Ravenna in campagna elettorale

La vittoria del centrodestra in queste elezioni politiche si fa sentire anche sul territorio provinciale.

E a sorpresa il “duello” all’uninominale della Camera nel collegio della provincia di Ravenna viene vinto sul filo di lana dalla cesenate Alice Buonguerrieri, candidata di Fratelli d’Italia, che batte per nemmeno 50 voti la favorita ravennate Ouidad Bakkali del Pd (37,32 contro 37,30 percento).

In provincia (dati uninominale della Camera) resta però il Pd il primo partito con il 30 percento delle preferenze complessive, davanti a Fratelli d’Italia balzato al 24 (nel centrodestra la Lega è tallonata da Forza Italia, rispettivamente al 7,3 e al 5,3).

Marta Rossi del Movimento 5 Stelle è attorno al 9,5 percento; ottima la performance di Chiara Francesconi del Terzo Polo, all’8,7. Più staccati, Piero Mongelli di Italexit è al 2,3 percento, davanti al piccolo exploit di Matteo Rossini di Italia Sovrana e Popolare e di Donatella Pira di Vita, entrambi sopra l’1 e davanti alla deludente Liliana Salvo di Unione Popolare (la lista di sinistra con Potere al Popolo). Non raggiungono l’1 percento gli altri candidati all’uninominale.

Più netta la vittoria del centrodestra all’uninominale del Senato (dove la provincia di Ravenna è però accorpata a quella di Ferrara) con il senatore uscente ferrarese di Fratelli d’Italia Alberto Balboni, al 42,1 percento.

Marta Farolfi
Marta Farolfi

Staccata la Dem faentina Manuela Rontini del centrosinistra, al 34,7 percento. Sotto il 9 Anastasia Ruggeri del Movimento 5 Stelle; al 7,7 Sylvia Kranz del Terzo Polo, al 2,2 Paola Fuschini di Italexit. Anche qui, Unione Popolare è sotto Italia Sovrana e Popolare e Vita, ma (di poco) sopra l’1 percento.

Analizzando nel dettaglio i vari comuni – sempre all’uninominale del Senato – in provincia il centrosinistra e la Rontini vincono solo in 8 su 18, nel capoluogo Ravenna e a Faenza, e poi ad Alfonsine, Bagnacavallo, Conselice, Cotignola, Fusignano e Massa Lombarda.

Nel collegio riminese, da segnalare la vittoria di Marta Farolfi di Fratelli d’Italia, vicesindaca di Brisighella, che con oltre il 42 percento delle preferenze viene eletta in Parlamento.

Risultati parziali: centrodestra avanti in tutti i 4 collegi che includono Ravenna

Sia al maggioritario che al proporzionale per Camera e Senato si delinea uno scenario a favore della coalizione di Giorgia Meloni. Il dato di Palazzo Madama più vicino al definitivo

308680992 644514037042143 123881522148222384 NCentrodestra avanti in tutti i quattro collegi elettorali (uninominale e plurinominale di Camera e Senato) che includono la provincia di Ravenna. È questo il dato che emerge dai risultati parziali delle elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento aggiornati alle 3.30 del 26 settembre, dopo quattro ore e mezza dalla chiusura delle urne (affluenza in calo).

Si tratta di dati provvisori che potrebbero essere modificati con il completamento dello spoglio (ancora lontano soprattutto per la Camera).

Lo scrutinio è cominciato con le schede del Senato. Il collegio plurinominale (tutta la Romagna, Ferrara e Bologna) vede la coalizione composta da Fdi-Fi-Lega-Moderati avanti con il 38,4 percento contro il 36,6 del centrosinistra (Pd-Avs-Ic-Pe) con 2.077 sezioni scrutinate su 2.636.

All’uninominale per Palazzo Madama invece è Alberto Balboni (Fdi) in vantaggio su Manuela Rontini (Pd) con il 42,7 contro il 34,2 (667 sezioni su 807).

Alla Camera le operazioni sono più indietro ma si delinea lo stesso scenario. Al proporzionale la coalizione di Giorgia Meloni è al 42,5 contro il 34,3 della coalizione di Enrico Letta (metà sezioni scrutinate).

Al maggioritario è invece Alice Buongerrieri in vantaggio su Ouidad Bakkali per 38,2 a 37,1 ma qui le sezioni scrutinate al momento sono solo 134 su 401.

In tutti i quattro collegi presi in considerazione, la terza forza è il Movimento 5 stelle con percentuali che si aggirano tra l’8 e il 9 percento. Più indietro il Terzo Polo.

Elezioni, in provincia di Ravenna ha votato il 72 percento degli aventi diritto

Quasi otto punti in meno rispetto alle Politiche del 2018

In provincia di Ravenna alle elezioni politiche del 25 settembre 2022 ha votato il 72 percento degli aventi diritto.

Cinque anni fa l’affluenza definitiva sfiorò l’80 percento.

Nel comune capoluogo, la percentuale si ferma poco sopra il 71.

La media nazionale si è attestata attorno al 64 percento, quasi 10 punti percentuali in meno rispetto a cinque anni fa.

 

L’Italia Under 20 campione d’Europa. Il ravennate Bovolenta nominato Mvp del torneo

Tra gli azzurri anche l’altro giocatore della Consar, Mattia Orioli

Bovolenta OrioliL’Italia Under 20 ha vinto il campionato europeo di pallavolo maschile grazie anche a un po’ di Ravenna.

L’opposto Alessandro Bovolenta, viglio del compianto Vigor, è stato infatti nominato Mvp del torneo continentale.

Con lui in maglia azzurra anche lo schiacciatore Mattia Orioli. Entrambi saranno protagonisti quest’anno in A2 con la Consar Ravenna.

In finale l’Italia ha battuto al quinto set la Polonia grazie anche ai 20 punti di Bovolenta e ai 6 di Orioli.

Una pizzeria in provincia di Ravenna tra le migliori in Italia per il Gambero Rosso

Assegnati “Tre spicchi” a ‘O Fiore Mio di Faenza nella prestigiosa guida

Fiorentini O Fiore Mio
Davide Fiorentini con il premio

È arrivata in questi giorni in libreria la decima edizione di “Pizzerie d’Italia” del Gambero Rosso, prestigiosa guida gastronomica che segnala quasi 700 locali in tutta Italia.

Sul podio ci sono 96 pizzerie, premiate con l’ambito premio dei Tre Spicchi. Tra queste, tre sono in Emilia-Romagna, di cui una in provincia di Ravenna. Si tratta della ‘O Fiore Mio (a questa intervista una nostra recente intervista al patron Davide Fiorentini) di Faenza, che festeggia il riconoscimento sui social.

Fiore Mio Faenza«Questo premio – si legge sulla pagina Facebook – è frutto di questi ragazzi (vedi foto, ndr), dei ragazzi che sono passati, dei nostri clienti, degli ispettori che dopo un po’ di tempo ci hanno riconosciuto nuovamente questo merito. Stiamo ancora sognando! Ci siamo rimboccati le maniche e siamo tanto orgogliosi di questo gran lavoro frutto della nostra grande squadra».

Le altre due pizzerie con Tre Spicchi in regione sono Berberè a Castel Maggiore (Bologna) e Piccola Piedigrotta di Reggio Emilia.

Il bar: «Per recuperare i costi dell’energia dovremmo servire un primo a 20 euro»

Il nuovo Mr Dante: «Siamo arrivati a superare i 10mila euro al mese per il gas»

Bar Roma Mr Dante Ravenna«Se volessimo recuperare i costi maggiori delle bollette rialzando i prezzi, ai clienti dovremmo chiedere 20 euro per un piatto di pasta in pausa pranzo. Sarebbe fuori mercato, anche perché i nostri clienti hanno lo stesso problema di costi più alti a casa».

Le parole di Francesco Polo, titolare del bar Mr Dante in piazza del Popolo a Ravenna, mostrano il vicolo cieco cui si trovano molte attività della ristorazione: l’energia schizza ma non si possono scaricare gli aumenti sulla clientela.

Il locale ha aperto sei mesi fa negli spazi occupati dallo storico bar Roma: «All’inizio tra gas e luce pagavamo circa 3.500-4000 euro al mese. Ora siamo arrivati a superare i 10mila. Per l’energia elettrica in agosto abbiamo speso 9mila euro con il paradosso che abbiamo consumato meno di luglio ma abbiamo speso 3mila euro in più».

La posizione nel salotto buono del centro storico al piano terra di palazzi rende praticamente impercorribile la strada verso fotovoltaico e altre fonti di produzione: «Cerchiamo di intervenire su tutto quello di cui possiamo fare a meno: per fortuna questa stagione non è più necessaria l’aria condizionata. A gennaio sicuramente staremo chiusi per un periodo perché è un momento dell’anno con meno clientela».

Però ci sono tre mesi da affrontare: «Dobbiamo restare vivi sperando che qualcosa cambi. Per ora stiamo pensando di rateizzare i pagamenti. Se necessario chiederemo prestiti in banca, ma sono altri debiti e già ne avevamo fatti per la crisi del Covid. Ma ora questa batosta è peggio della pandemia. Quando arriva la posta abbiamo il terrore ad aprire la busta della bolletta».

Polo auspica che possano arrivare aiuti dal Governo, soprattutto quello nuovo che entrerà in carica dopo le elezioni: «Il credito di imposta è qualcosa di utile ma non sufficiente».

In regione vengono abbattute 65mila nutrie all’anno. Ma non basta…

Gli argini dei fiumi sono a rischio crollo per colpa delle loro tane. Il piano della Regione

NutriaCon la riforma delle Province del 2016, la competenza per la gestione della fauna selvatica è passata alle Regioni. A meno che non si tratti di aree protette e allora spetta agli enti dei parchi. Nella pineta di Classe, ad esempio, il 90 percento del nucleo di daini di cui si parla in queste settimane è su superficie del Parco del Delta del Po, che sta cercando di eradicarli.

Nel 2018 l’Emilia-Romagna ha adottato il suo primo piano faunistico, un documento che discende dalle indicazioni nazionali dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale sottoposto alla vigilanza del ministero della Transizione ecologica. Il piano faunistico a sua volta è il fondamento per tutte le disposizioni che vengono adottate nelle varie province dai diversi soggetti, come ad esempio il calendario venatorio.

Due sono le modalità lecite per l’abbattimento di animali selvatici: i piani di prelievo in caccia che inquadrano la possibilità di svolgere attività venatoria a scopo ricreativo e i piani di controllo che rispondono alla necessità di ridurre la densità di alcune specie impattanti sulla biodiversità o sulle attività produttive dell’uomo. La caccia è aperta per chi ha la licenza, il porto d’armi e paga la tassa richiesta. Per alcune specie, ad esempio lepri e fagiani, la Regione stabilisce un numero massimo di abbattimenti per salvaguardarne la sopravvivenza.

Per altre specie che sono tornate di recente dopo essere scomparse dal territorio – ad esempio cinghiali, caprioli, lupi e cervi che in alcuni casi come il cinghiale sono stati immessi a scopo venatorio – si ragiona in termini di “densità obiettivo”: ogni primavera si fa un conteggio di quanti esemplari sono presenti, si decide la densità per kmq e la differenza tra i due valori diventa il numero prelevabile in caccia.

I piani di controllo invece riguardano le specie che incidono sull’ecosistema. Ad esempio cinghiali, corvi, cornacchie, gazze, ghiandaie, cormorani, volpi e nutrie. Ogni cinque anni la Regione elabora il piano e la sua attuazione compete alle polizie provinciali con la collaborazione di persone che non agiscono in veste di cacciatori.

Il caso più noto e più comune è sicuramente quello della nutria. Le linee guide nazionali prevedono la sua eradicazione anche per ragioni di sicurezza idraulica visto che le tane negli argini dei fiumi mettono a rischio la loro tenuta. In media ne vengono abbattute 65mila all’anno in regione ma non è un numero sufficiente per contrastare la rapida riproduttività. L’anno scorso l’Emilia-Romagna ha stanziato 500mila euro.

Hotel in inverno a rischio chiusura: «Le bollette sono peggio del Covid…»

E chi resta aperto si interroga sugli effetti del caro energia sui clienti

KeysA lanciare l’allarme è stato il presidente di Federalberghi Cervia, all’indomani dell’Ironman, la manifestazione internazionale che ha riempito gli hotel del territorio nel weekend del 17 e 18 settembre.

«Conclusa questa manifestazione – ha dichiarato al Corriere Romagna – la tentazione di chiudere i battenti, per gli operatori che hanno resistito fino ad ora, sarà altissima. I costi di gestione sono al di fuori della nostra portata. In termini di consumi energetici, un hotel vuoto è simile a uno pieno. Francamente questa situazione rischia di spazzare via la bassa stagione e la destagionalizzazione».

Il rischio c’è anche nel Ravennate, dove però gli hotel in inverno “campano” anche grazie ai lavoratori in trasferta e l’impressione è che al momento si tenterà di continuare, almeno fino alla maratona di metà novembre.

Dopo la quale, però, anche un hotel storico come il Diana, in centro città, potrebbe per la prima volta chiudere per qualche mese, come ha annunciato nei giorni scorsi il titolare Filippo Donati, consigliere comunale di Viva Ravenna.

Resterà aperto invece il Grand Hotel Mattei, l’hotel più grande della città. «A inizio anno – ci dice il titolare, Nicola Musca – ho avuto la fortuna di firmare un nuovo contratto per l’elettricità con un prezzo fisso, che ci ha dato un grande beneficio. Nel primo semestre, avendo consumato leggermente meno, abbiamo subito un aumento di oltre il 70%. A luglio del 24% con consumi inferiori di circa il 10%. Questi ci consente di restare aperti, tenendo le dita incrociate per il gas. Restano poi i timori sugli effetti che questi folli aumenti potranno avere sui nostri clienti (sia famiglie che imprese) e sulla loro possibilità di godere dei nostri servizi. La situazione è più preoccupante e più incerta persino del Covid».

E c’è chi spende oltre 2 milioni di euro di elettricità solo per il mese di agosto

Il caso della Fruttagel, con i costi energetici che a fine anno ammonteranno a oltre 26 milioni, più del triplo dell’anno scorso

FruttagelUna bolletta di energia elettrica da oltre 2 milioni e 200mila euro per il solo mese di agosto. Contro i poco più di 300mila dello stesso periodo di un anno fa.

I numeri parlano da soli, come capita spesso raccogliendo in questo periodo le testimonianze tra le imprese, in particolare di quelle energivore come la Fruttagel, società cooperativa di Alfonsine da 800 e rotti dipendenti del comparto agroalimentare (i dati sono riferiti anche allo stabilimento di Larino, in Molise, che rappresenta circa un quinto del costo totale).

E la bolletta del gas grossomodo ricalca gli stessi importi. «Noi consumiamo annualmente circa 35 milioni di kilowattora e circa 10 milioni di metri cubi di gas – dichiara il direttore amministrativo Davide Vecchi -. La somma totale dei costi energetici del 2021, considerando quindi già gli aumenti dell’ultimo trimestre, è stata di poco superiore agli 8 milioni di euro, circa il 6 percento del fatturato. La proiezione per il 2022 è una spesa di circa 26 milioni di euro, con un aumento di oltre 10 punti percentuali sul fatturato. Senza considerare i noti rincari di materiali come vetro e carta, che utilizziamo in maniera massiccia».

A tirare le conclusioni ci aveva già pensato il presidente Stanislao Fabbrino alcune settimane fa in un post sui social: «Tante imprese rischiano di saltare».

Fruttagel, invece, continua a lavorare a pieno regime. «Stiamo pianificando le produzioni per il 2023 – conferma Vecchi -, senza alcun ridimensionamento, anche perché la nostra clientela base è la grande distribuzione e nel nostro comparto (l’azienda è specializzata nella trasformazione industriale di ortofrutta fresca, cereali e legumi in prodotti finiti, ndr) ci sarà un effetto probabilmente più contenuto rispetto ad altri. Paghiamo comunque uno sfasamento temporale tra costi e dinamiche di mercato: anticipiamo spese che poi non sempre recuperiamo».

L’appello alle istituzioni è soprattutto quello «di fare presto, perché la casa brucia – continua il direttore amministrativo di Fruttagel -. Al di là delle iniziative che sono state già prese, tra cui l’incremento del credito d’imposta previsto nell’ultimo decreto, il tema su cui ragionare deve essere quello del “dopo”. Bisogna cercare dei meccanismi che nel medio periodo riescano a calmierare una situazione non controllabile. Ciascuno di noi deve pagare bollette, deve ridimensionare le proprie scelte di consumo, e le conseguenze in qualche modo sicuramente ci saranno e saranno pesanti».

Fruttagel ha anche investito in adeguamento energetico, ottenendo «notevoli efficienze», ma «abbiamo processi industriali difficilmente comprimibili». E gli investimenti (è notizia recente per esempio il coinvolgimento nel primo accordo di filiera per produrre biometano agricolo) faranno vedere i propri frutti nel medio-lungo periodo. «Ora invece servono interventi rapidi – conclude Vecchi -, sostegni finanziari per colmare le sproporzioni di questi mesi»

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