mercoledì
13 Agosto 2025

Piano industriale Hera: investimenti su rifiuti e acqua, studi sulla cattura Co2

Presentato il documento strategico per la provincia di Ravenna: tra 2022 e 2025 programmati interventi per un valore di 140 milioni di euro. Ampliamento raccolta differenziata, nuova isola ecologica a Ravenna, potenziamento inceneritore industriale

DepuratoreIl piano industriale al 2025 di Hera è stato presentato oggi, 4 maggio, ai sindaci dei comuni della provincia di Ravenna: considerando anche i 42 milioni investiti nel 2021, gli investimenti diretti complessivi entro il 2025 saranno pari a 183 milioni, di cui quasi 45 pianificati per l’anno in corso (3,8 miliardi il totale della multiutility). Dalla sua costituzione nel 2002, Hera ha investito circa 470 milioni di euro nella sola provincia di Ravenna.

Gli investimenti fino al 2025 saranno in buona parte destinati all’area ambiente (77 milioni), al servizio idrico integrato (74 milioni), mentre 32 milioni saranno investiti nelle reti gas. Gli investimenti finanzieranno numerosi interventi destinati a supportare la transizione energetica e lo sviluppo delle tre filiere presidiate dal Gruppo Hera: reti, energia e ambiente.

Il gruppo da anni orienta le sue attività in un’ottica di economia circolare. A Ravenna, dove ha sede Herambiente che si occupa di trattamento dei rifiuti, particolarmente importante è il progetto di revamping del termovalorizzatore per rifiuti industriali F3, attualmente in fase di implementazione;  nel 2021 sono state completate tutte le attività realizzabili ad impianto in funzione (in particolare la realizzazione di parte del sistema di depurazione fumi e l’ampliamento del sistema di scarico e stoccaggio di rifiuti liquidi infiammabili), poi lo scorso ottobre è stato fermato l’impianto per poter procedere alla sostituzione delle parti da realizzare ex-novo. I lavori verranno completati entro fine luglio 2022, con avvio dell’impianto previsto nel mese di agosto.

Nell’ambito dei servizi ambientali, entro il 2023 sarà esteso il porta a porta in tutto il territorio della provincia secondo i modelli stabiliti da Atersir. Sono previsti inoltre nuovi interventi sulle stazioni ecologiche, candidati ai contributi del Pnrr: la realizzazione di un nuovo centro di raccolta nel comune di Ravenna e l’avvio del processo di rinnovamento di quelli presenti in tutto il territorio provinciale, a partire da Faenza, Lugo, Massa Lombarda e Cervia. Nell’ottica di una gestione dei servizi che coniuga funzionalità, qualità e innovazione, inoltre, è pianificata l’installazione di nuovi cassonetti intelligenti Smarty e delle EcoSmarty, le casette informatizzate per i non residenti. Entrambi fanno parte del nuovo sistema di contenitori per i rifiuti, innovativi e intelligenti, pensato dal Gruppo Hera per aumentare quantità e qualità della raccolta differenziata.

Nell’ambito del ciclo idrico nell’area ravennate, tra i principali interventi in programma sono quelli di potenziamento e ammodernamento tecnologico dei depuratori di Lido di Classe, Cervia e Lugo. È previsto inoltre l’adeguamento fognario in zona Darsena, finanziato dal Comune di Ravenna nell’ambito del ‘’Bando Periferie’’, che prevede la riqualificazione del sistema fognario attraverso la realizzazione di nuovi collettori di reti bianche e nere, di due nuove idrovore con relative vasche di prima pioggia e di una nuova condotta verso il depuratore di Ravenna. Grazie a questi interventi migliorerà la qualità delle acque scaricate nel canale Candiano e verrà incrementata la sicurezza idraulica in corrispondenza di eventi meteorici intensi. In programma anche il potenziamento della rete idrica Lugo-Voltana che prevede il raddoppio della tubazione che collega le due zone lughesi e l’interconnessione della rete di Lugo a quella dei comuni limitrofi, e il potenziamento del collettamento fognario da Porto Corsini a depuratore, propedeutico alla dismissione dell’impianto di depurazione di Marina di Ravenna.

Tra le iniziative sul territorio per sviluppare soluzioni nell’ambito delle “energie pulite”, rientra il progetto di valutazione per l’applicabilità di tecnologie CCS (Carbon Capture and Sequestration) per catturare la CO2 prodotta dai termovalorizzatori e lo stoccaggio in giacimenti offshore esauriti di Eni, per giungere in futuro alla completa neutralità carbonica degli impianti. Sono iniziati numerosi confronti con fornitori specializzati per studiare le soluzioni migliori per l’assorbimento di CO2 da applicare al parco impiantistico e siglati accordi per la liquefazione, il trasporto e lo stoccaggio.

Prosegue, infine, il piano di riqualificazione delle condotte gas che prevede la sostituzione, in alcune zone residenziali attorno al centro di Ravenna, delle condotte obsolete o di materiale non conforme, in linea con quanto stabilito dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera).

La crescente creazione di valore per gli azionisti, a vantaggio soprattutto dei Comuni soci, è testimoniata infatti dalla distribuzione di un dividendo di competenza 2021 pari a 12 centesimi per azione (a fronte degli 11 cent/azione dell’anno scorso). Di questo rialzo beneficerà a cascata tutta la politica dei dividendi prevista dal Piano, fino a raggiungere i 14,5 centesimi nel 2025 (32% in più rispetto all’ultimo dividendo pagato).

Dal ministro il “via libera” per il rigassificatore a Ravenna: «Strategico»

Incontro in Regione con Bonaccini e sindaco De Pascale. Priorità anche per il parco eolico

Deposito Con Metaniera 2 LOWL’Emilia-Romagna hub nazionale per il gas. La disponibilità della Regione è stata al centro dell’incontro di oggi (4 maggio) fra il presidente Stefano Bonaccini e il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, che ha condiviso il progetto per il rigassificatore al porto di Ravenna, definito strategico per raggiungere l’obiettivo di autonomia energetica fissato dal Governo, e che si è impegnato a dare priorità a quello del parco eolico e del fotovoltaico, il cosiddetto progetto Agnes al largo della costa ravennate.

Con loro, la vicepresidente della Giunta, Elly Schlein, il sottosegretario alla Presidenza, Davide Baruffi, l’assessore allo Sviluppo economico e green economy, Vincenzo Colla, l’assessora all’ambiente e alla difesa del suolo, Irene Priolo, il sindaco di Ravenna, Michele De Pascale.

Grazie al Porto di Ravenna, dotato di infrastrutture a mare per l’ormeggio di navi che trasportano gas liquefatto, lo stoccaggio e la sua rigassificazione, e del collegamento a terra per l’immissione nella rete di distribuzione italiana agli utenti finali (cittadini, famiglie e imprese), l’’Emilia-Romagna si è detta pronta quindi ad ospitare l’infrastruttura nazionale prevista dal decreto adottato lunedì scorso dal Governo.

«Il soddisfacimento del fabbisogno energetico nazionale, nell’ambito dell’emergenza internazionale in corso, e il sostegno immediato a famiglie, aziende e filiere industriali alle prese con un caro bollette senza precedenti è una priorità assoluta e l’Emilia-Romagna intende fare la sua parte, al servizio del Paese – afferma il presidente Bonaccini -. Così come vogliamo metterci alla testa dell’accelerazione della transizione ecologica ed energetica, realizzando quegli investimenti pubblici e privati per le rinnovabili che sole possono assicurare all’Italia maggiore autonomia, autosufficienza e sostenibilità. Stiamo parlando della vita delle persone e delle imprese, del potere d’acquisto delle famiglie. Dobbiamo agire adesso. Abbiamo potenzialità enormi, da Sud a Nord. In Emilia-Romagna siamo pronti a fare la nostra parte, realizzando qui una infrastruttura strategica a livello nazionale».

«Oggi abbiamo parlato di futuro come mai in precedenza – le parole del ministro Cingolani -. Il progetto per realizzare un hub nazionale del gas è all’attenzione del ministero e del Governo come prioritario e strategico, funzionale all’obiettivo di raggiungere l’autonomia energetica del Paese in un prossimo futuro. Con il presidente Bonaccini e le strutture della Regione abbiamo condiviso le finalità e le modalità di lavoro che la Regione sta portando avanti in questi mesi. Abbiamo mostrato una volontà comune di arrivare a una soluzione positiva nel minor tempo possibile».

Tempi rapidi per l’hub stoccaggio/rigassificazione

Il terminale marino di Ravenna permetterebbe tempi di attivazione della piattaforma di stoccaggio e rigassificazione inferiori ai 12 mesi, rispetto ai tre anni altrimenti necessari per la costruzione di una nuova struttura altrove.

A pesare in positivo sarebbe anche il gioco di squadra, in un’operazione che vedrebbe la collaborazione fra Governo, Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna, Autorità portuale e l’intero comparto ravennate, insieme a Snam, che gestisce la rete di distribuzione del gas, e Saipem.

Il progetto si svilupperebbe quindi attorno a un ormeggio esistente, oggi in concessione a un Gruppo privato, anch’esso ovviamente da coinvolgere, in un distretto completamente vocato all’energia, in grado di gestire al meglio le verifiche e le implementazioni necessarie, oltre agli investimenti che serviranno. L’obiettivo è quello di avere una unità di stoccaggio e rigassificazione attrezzata a ricevere navi Gnl del maggior numero di classi possibile attualmente in navigazione, per contribuire in maniera decisiva alla capacità di ricezione e lavorazione di gas liquido che il Governo sta reperendo all’estero in alternativa a quello russo.

L’accordo Usa-Europa per le nuove forniture di gas naturale liquefatto (15 miliardi di metri cubi in più subito e 50 in più dal 2030) rende necessario potenziare il sistema continentale dei rigassificatori – si legge in una nota della Regione. Attualmente, il modo più flessibile e di minor costo per sfruttare la nuova disponibilità di Gnl è impiegare unità galleggianti ancorate in prossimità dei porti. Quello di Ravenna è nelle condizioni di farlo nel tratto di mare prospicente, e quindi non direttamente in porto. Possibilità ritenuta fra le più efficaci.

Parco eolico e del fotovoltaico

Il Progetto Agnes (the Adriatic green network of energy sources) vede la partecipazione di Saipem e fra i partner figurano l’Ateneo di Bologna e la Sapienza di Roma. Al progetto sono già stati destinati 70 milioni di euro al Pnrr. Previsti due parchi eolico-solare, entrambi a oltre 20 chilometri dalla costa, il primo da 200 MW, con accanto un impianto fotovoltaico galleggiante di potenza pari a 100MWp, il secondo da 400 MW di potenza.

A maggio rifiorisce lo storico Ravenna Jazz, dedicato a Roberto Masotti

L’omaggio al grande fotografo appena scomparso, atteso tra gli ospiti della rassegna. Al via il 4 con Paula Morelenbaum, fra in concerti in programma fino al 13, quello del Pat Metheny trio

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Pat Metheny, in studio di registrazione a Oslo nel 1978, fotografato da Roberto Masotti

Una “maratona” in primavera: Ravenna Jazz torna a essere “dov’era e com’era” prima della pandemia, dopo le ultime due annate alterate dai lockdown. La quarantanovesima edizione si svolgerà dal 4 al 13 maggio: dieci giornate durante le quali si completeranno i recuperi dei concerti non realizzati nel 2020-2021, una base di live ai quali si aggiungeranno poi numerose nuove idee musicali. Artisti di ampia notorietà come Pat Metheny (in trio), Sarah Jane Morris e Nick The Nightfly (ospiti dell’Italian Jazz Orchestra) saliranno sul palco del Teatro Alighieri, mentre all’interno del format “Ravenna 49° Jazz Club”, caratterizzato da ambientazioni in piccoli teatri e club, si ascolteranno proposte attuali e stimolanti.

Un’edizione che gli organizzatori di Jazz Network dedicano a Roberto Masotti, grande fotografo ravennate appena scomparso (aveva 75 anni), che avrebbe dovuto tenere un workshop a Ravenna durante il festival. Leggendarie le sue collaborazioni in ambito musicale, jazz e non solo, con il nuovo libro dedicato a Battiato in uscita a fine maggio.

Paula Morelenbaum Trio
Paula Morelenbaum Trio

I concerti della rassegna partiranno quindi mercoledì 4 maggio, dal Teatro Socjale di Piangipane, con Paula Morelenbaum, una delle più affermate cantanti brasiliane: dopo aver fatto parte per un decennio della Nova Banda di Antonio Carlos Jobim, ha sviluppato una carriera da solista continuando a esplorare il repertorio della nuova musica popolare brasiliana.
Il 5 maggio Lionel Loueke, chitarrista e cantante beninese, si esibirà al Cisim di Lido Adriano in un omaggio al grande pianista Herbie Hancock, del cui gruppo fa parte da lungo tempo. In completa solitudine, Loueke affronta alcune delle più celebri composizioni del suo leggendario mentore, brani la cui fama ha oltrepassato i confini del jazz, per sconfinare fra i diversi orizzonti della musica nera contemporanea.

Prossimamente altri servizi sui concerti in programma.

Operaio morì alla Marcegaglia, il consulente del pm: «Area non idonea al lavoro»

Il lavoratore era in una posizione sbagliata. Gli esiti della perizia dell’ingegnere incaricato dalla procura per fare luce sulla morte di un 63enne a luglio 2021. Sette indagati

Incidente Gru MarcegagliaL’area dello stabilimento della Marcegaglia a Ravenna dove il 15 luglio 2021 si è verificato un incidente, costato la vita a un operaio di 63 anni, non era idonea per le attività lavorative per ristretti spazi di manovra e vie di fuga non garantite. È la sintesi della consulenza della procura che indaga sulla morte di Bujar Hysa. È il quotidiano Il Resto del Carlino a riportare alcuni passaggi della perizia.

Il 63enne morì schiacciato da un coil, una pesante bobina di acciaio, caduta nell’ambito di operazioni di movimentazione con il carroponte. Ci sono sette persone indagate: quattro di Marcegaglia e tre di Cofari, la cooperativa di facchinaggio che ha un appalto da Marcegaglia e per cui lavorava Hysa.

L’analisi dell’ingegnere Massimo Rizzati, incaricato dalla pm Cristina D’Aniello, ha ricostruito lo scenario del tragico evento. Nell’inserimento di un gancio in un coil in quota, ne venne agganciato un altro che finì per cadere. L’operaio si trovava in una posizione non corretta. Non sarebbero stati valutati i rischi di ribaltamento dei nastri in conseguenza di urti e collisioni, senza prevedere spazi sufficienti per scongiurare il pericolo in caso di materiale oscillante.

Due settimane dopo quella morte, su queste pagine raccontammo della lentezza con cui la Marcegaglia – gruppo da 7 miliardi di fatturato annuo nel 2021 – stava portando avanti un progetto innovativo di investimento sulla sicurezza nello stabilimento ideato insieme a Itway. La caratteristica peculiare, in estrema sintesi, consiste nell’uso dell’intelligenza artificiale e di telecamere per allertare un operaio che si trova in una posizione di esposizione a un rischio. Il progetto era stata annunciato nel 2019 ma ancora non è operativo. L’azienda scelse di non rispondere a una intervista generale sul tema della sicurezza sul lavoro.

Nella giornata di ieri, 2 maggio, nello stabilimento di via Baiona c’è stato uno sciopero di due ore indetto dalle Rsu dopo un recente incidente al Cap 13 Zinco-Verniciatura 3: «Il 27 aprile la rottura delle funi del carroponte 17 ha provocato la caduta del carico e della pinza. Questo incidente fa seguito al malfunzionamento di un carroponte al reparto coil pack verificatosi in data 14 aprile e che avevamo già denunciato con un comunicato stampa. Troppe volte si stanno verificando incidenti e “malfunzionamenti meccanici” di questo tipo e proprio a causa delle pesanti pinze da tre tonnellate».

Una turista denuncia: rapinata per strada, bottino un orologio da 14mila euro

La vittima è una trentenne emiliana in vacanza in riviera. I rapinatori erano a volto coperto con una pistola su uno scooter e hanno puntato un Audemars Piguet

Una trentenne turista emiliana in vacanza a Milano Marittima ha denunciato ai carabinieri di aver subito una rapina a mano armata al rientro a casa nella notte fra sabato 30 aprile e domenica 1 maggio: due uomini a volto coperto a bordo di uno scooter l’hanno minacciata con una pistola per farsi consegnare l’orologio al polso, un Audemars Piguet del valore di circa 14mila euro. Secondo la testimonianza della giovane, l’aggressione si sarebbe verificata poco prima dell’ingresso nell’abitazione. I due rapinatori non avrebbero colpito la donna. Non è noto se l’arma fosse vera o una replica privata del tappo rosso.

«Polis nato nel 2018, oggi è cresciuto e punta alla grande scena europea»

Parlano Agata Tomsic e Davide Sacco, in arte ErosAntEros, ideatori del festival che dal 3 all’8 maggio a Ravenna propone un focus internazionale sul teatro francese contemporaneo con artisti del calibro di Pascal Lambert, Ivica Buljan, Licia Lanera, Teatro i…

Pascal Rambert 8 Ensemble
Pascal Rambert, “8 Ensemble” (foto Antoine Legond)

Dal 3 all’8 maggio torna a Ravenna POLIS Teatro Festival che festeggia la quinta edizione superando i confini nazionali, ospitando le prime italiane di alcuni maestri della scena internazionale come Pascal Rambert e Ivica Buljan, protagonisti di un focus speciale dedicato
alla drammaturgia contemporanea francese. E ci saràspazio anche per nuove importanti coproduzioni (ErosAntEros, Compagnia Licia
Lanera), incontri di approfondimento, spettacoli di artisti italiani (fra cui Motus, Filippo Nigro e Fabrizio Arcuri), due dei quali scelti – come ogni anno – dai cittadini nell’ambito del progetto “Visionari”.
A parlarne sono gli ideatori e organizzatori del Festival, peraltro artisti a tutto tondo, Davide Sacco e Agata Tomsic, in arte ErosAntEros.

POLIS Teatro Festival è in continua crescita. Qual è il vostro segreto?
Agata: «Siamo partiti nel 2018 con un piccolo evento, nel 2020 lo abbiamo trasformato in convegno internazionale online a causa della pandemia, ma già l’anno scorso, tornati dal vivo abbiamo rilanciato ingrandendoci ancora, grazie anche alla partecipazione a bandi e all’accesso a finanziamenti ministeriali. Quest’anno osiamo ancora di più, per diventare un festival europeo, in grado di attirare spettatori e critici da tutta Italia e oltre. Se ci riusciamo è perché, pur essendo ancora strutturalmente piccoli, in questi anni abbiamo viaggiato molto e intrecciato relazioni con tanti artisti e teatri. Le prestigiose ospitalità che portiamo in prima nazionale al festival sono frutto di queste relazioni».

Coppia nella vita e nel lavoro, come vi ripartite i compiti artistici e organizzativi?
Davide: «Una delle caratteristiche distintive di ErosAntEros – che è in realtà comune ad altri gruppi nati dal fermento del teatro contemporaneo – è che firmiamo sempre i nostri spettacoli inserendo al primo posto tra i crediti la dicitura “ideazione” seguita dai nostri due nomi e dal nostro nome collettivo. Questo accade sin da gennaio 2010, quando abbiamo fondato ErosAntEros, e rispecchia un aspetto fondamentale del nostro fare, del nostro essere. Tutto nasce da un continuo confronto tra due persone, che si allarga poi ai collaboratori più stretti, e poi ancora e ancora, fino a prendere forma definitiva nell’incontro con ogni singolo spettatore. Allo stesso modo, siamo entrambi i fondatori e la direzione artistica di POLIS Teatro Festival. Esiste comunque anche una suddivisione dei compiti. Agata è drammaturga e attrice, per cui oltre al lavoro sulla scena si occupa profondamente di tutto ciò che riguarda i testi e di tutto lo studio e la ricerca di materiali drammaturgici, mentre io sono regista, con tutto quello che ne consegue, e curo le relazioni con i collaboratori per luci, musiche, video, quando non me ne occupo direttamente. Il confronto fra di noi è costante, sempre, e non esiste distinzione tra il nostro percorso artistico, lavorativo e vita privata. Purtroppo, ad oggi, la maggior parte del lavoro organizzativo e amministrativo quotidiano pesa ancora quasi interamente sulle nostre spalle, dato che possiamo contare solo su una piccolissima squadra di collaboratori che ci aiuta per alcuni aspetti, ma purtroppo lontani dal tempo pieno. Questo accade perché il sostegno economico di cui gode la nostra realtà è attual- mente ancora fortemente sottodimensionato rispetto alla mole e al livello delle attività che realizziamo relazionandoci con i maggiori teatri e festival europei».

Buljan Mini Teater La Machine De Turing
Ivica Buljan/Mini Teater, “La Machine De Turing” (foto Sunčan Ston)

Il festival di quest’anno offre una ventina di eventi, 14 spettacoli di 11 compagnie diverse. Sono inserite nel cartellone tre prime nazionali che coinvolgono fra l’altro due artisti internazionali che è difficile vedere in Italia. Il primo è il francese Pascal Rambert…
Agata: «È il drammaturgo più affermato in Europa, vincitore di numerosissimi premi, artista associato dei più prestigiosi teatri del mondo, già nominato Cavaliere delle Arti e delle Lettere dal governo francese. Siamo orgogliosi che abbia scelto noi e Ravenna, come unica tappa italiana del suo spettacolo 8 ensemble. Il 6 maggio al Teatro Rasi, porterà in scena otto giovani attori di origini diverse per raccontare storie che in genere non si sentono a teatro a causa della loro differenza di età, di educazione o di ruolo nella società. Dopo lo spettacolo, in francese con sovratitoli in italiano realizzati grazie alla collaborazione con il Dipartimento di interpretazione e traduzione di Forlì, il giornalista e critico Nicola Arrigoni dialogherà con Rambert e Chiara Elefante, traduttrice e curatrice di numerose sue opere».

Licia Lanera Con La Carabina
Licia Lanera, “Con La Carabina” (foto Gesus Teisseyre)

Sabato 7 maggio, sempre al Rasi, gli spettatori potranno ammirare La machine de Turing, lo spettacolo del Mini Teater di Lubiana diretto dal regista croato Ivica Buljan, anche lui Cavaliere delle Arti e delle Lettere…
Davide:
«Sarà il secondo grande ospite internazionale che stupirà, con uno spettacolo sul testo dell’autore francese Benoit Solès, che racconta l’incredibile storia di Alan Mathison Turing. La sua mente geniale fu in grado di gettare le basi per l’attuale informatica, nonché di decifrare durante la seconda guerra mondiale i messaggi in codice dei nazisti, donando un grande contributo per la loro sconfitta. Si tratta di un personaggio simbolo per le nostre società perché ha avuto un orribile destino: a causa della sua omosessualità, fu vittima di una legge che lo costrinse a scegliere tra il carcere e la castrazione chimica, che lo portò in breve tempo al suicidio. Al termine dello spettacolo, a dialogare con il regista sarà Anna Maria Monteverdi, docente teatrale dell’Università di Milano».

Quale novità presenterà la vostra compagnia nel focus del festival?
Agata: «Il 4 maggio, sempre al Rasi, apriremo il focus con Confini, il nostro ultimo lavoro internazionale e multilingua, prodotto con alcune istituzioni teatrali di grande prestigio, come Ravenna Festival, il Théaare National du Luxembourg, il Teatro della Tosse di Genova. Uno spettacolo sulle migrazioni del passato, del presente e del futuro, un’opera sulla storia politica, economica e industriale dell’Unione Europea, ma anche un monito sull’emergenza climatica e sull’avvenire dell’umanità sulla Terra e nello spazio infinito. Un progetto iniziato nel 2018 e sviluppato nei due anni successivi attraverso numerose residenze in Italia e in Lussemburgo. Con in scena interpreti di diverse lingue e nazionalità (non solo europee) per risalire alle origini dell’Europa di oggi e riflettere insieme agli spettatori sull’Europa di domani. A seguire, abbiamo previsto un dialogo con il critico e studioso Lorenzo Donati. Sempre all’interno del focus, ci sarà anche la prima nazionale di Con la carabina della Compagnia Licia Lanera, prima traduzione italiana del testo della drammaturga francese Pauline Peyrade, coproduzione di POLIS Teatro Festival 2022, in scena dal 5 all’8 maggio, nella nuova sala del Ridotto del Teatro Rasi. E, ancora, Lo straniero-Un funerale di Teatro i, ispirato ad Albert Camus, con in scena un bravissimo Woody Neri».

Teatro i Lo Straniero
Teatro i, “Lo Straniero-un funerale” (foto Lorenza Daverio)

Parlando di teatro, cosa si potrebbe migliorare a Ravenna?
Davide: «Premesso che il nostro territorio è un territorio privilegiato, in quanto ricchissimo nell’ambito delle arti performative, con tante eccellenze nate nel corso degli ultimi quarant’anni e con un bel clima di collaborazione a tutti i livelli, possiamo certamente dire che manca però di spazi fisici per queste arti e di opportunità economiche più sostanziose che diano davvero anche a realtà artistiche nate negli ultimi vent’anni la possibilità di crescere. Sono convinto che questo debba accadere senza togliere nulla alle realtà che esistono da prima, e che continuano a rappresentare delle eccellenze con le quali siamo felici di collaborare, ma crediamo ci sia bisogno di avere il coraggio di moltiplicare i poli e crescere in questo modo come intera collettività. Per quanto ci riguarda, i nostri spettacoli sono prodotti con i più importanti teatri italiani ed europei. Da anni produciamo i nostri spettacoli non a Ravenna, ma altrove, provando a Bologna, Firenze, Torino, Genova, in Lombardia, Puglia, Friuli, persino in Lussemburgo… Il che ha avuto un risvolto positivo nell’incrementare le nostre relazioni sempre più importanti anche a livello internazionale, ma aumenta anche le nostre spese distribuendole su altri territori e riduce l’impatto delle nostre attività sul territorio di Ravenna. Per questi motivi ci piacerebbe poter lavorare ai nostri spettacoli anche nella nostra città e avere una base fisica dove sviluppare i progetti partecipativi e formativi che POLIS organizza durante l’anno, incrementandone anche l’azione e le progettualità».

Il perito della corte: «Tasca non è il telefonista». Scontro fra consulenti in aula

Udienza 14 / Per il professore Romito (Università della Calabria) la voce di uno dei tre imputati per il cold case di Alfonsine del 1987 non è quella registrata nelle telefonate ricevute dai familiari del 21enne rapito e ucciso. L’esperto dell’accusa ritiene il contrario. Contestazioni reciproche sui metodi utilizzati. Il presidente dell’Assise esprime completa fiducia per il proprio incaricato

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Il professore Luciano Romito

«La perizia dice che il telefonista anonimo non è il Tasca». Le parole del presidente della corte d’assise di Ravenna sono una sintesi estrema, espressa spontaneamente dal giudice in aula, delle 66 pagine della relazione di Luciano Romito, professore associato di Fonetica sperimentale e Linguistica generale all’Università degli Studi della Calabria. Il docente è stato incaricato dai giudici per stabilire se la voce delle telefonate estorsive ricevute nel 1987 dalla famiglia di Pier Paolo Minguzzi, il 21enne rapito ad Alfonsine e ritrovato morto dieci giorni dopo, appartenesse a Orazio Tasca, un ex carabiniere alla sbarra con altri due (tra cui un commilitone) nel processo cominciato un anno fa e giunto oggi, 2 maggio, alla 14esima udienza.

Il dibattimento è arrivato alle puntate finali (sono in calendario altre due udienze con la sentenza attesa per il 23 maggio) e le conclusioni di Romito – a compimento di un lavoro avviato sei mesi fa – vanno a intaccare un punto cruciale del castello accusatorio. La perizia fonica più volte è stata definita “la prova regina”. Se non altro perché è stata la prima in 35 anni dal delitto, sebbene Tasca abbia ammesso di essere stato il telefonista in un’altra vicenda analoga accaduta tre mesi dopo nella stessa località: una tentata estorsione conclusa con un altro omicidio per cui i tre imputati hanno già scontato pene ventennali. L’importanza della perizia discussa oggi è sottolineata anche da una fotografia: a un certo punto erano presenti in aula tra il pubblico, più numeroso del solito, ben quattro sostituti procuratori.

3Il compito affidato lo scorso ottobre a Romito consisteva proprio, in estrema sintesi, nel confronto fra le registrazioni delle telefonate ai Minguzzi con quelle ai Contarini. Questo un passaggio nel capitolo delle conclusioni: «Le due voci hanno una provenienza territoriale siciliana (Tasca è nato a Gela, ndr): è possibile dedurre che la voce anonima appartenga alle parti orientali delle province di Messina, Catania, Siracusa o all’importante centro marinaro agrigentino di Sciacca, mentre la provenienza territoriale della voce nota potrebbe essere ascrivibile alla vasta area centrale della Sicilia». E ancora: «Le voci da comparare appartengono a due distinti parlatori […] e quindi la voce nota di Tasca non corrisponde alla voce anonima presente nelle utenze intestate a Minguzzi».

Il risultato del lavoro di Romito è stato contestato dall’accusa (pm Marilù Gattelli) che si è avvalsa della consulenza dell’ingegnere Sergio Civino ed è arrivata a risultati che invece avvalorano la possibilità di corrispondenza fra le voci. E così in aula in poco più di due ore è stato scontro aperto tra esperti, addentrandosi in tecnicismi e reciproche critiche. In buona sostanza il perito della corte e il consulente della procura hanno adottato metodi di lavoro diversi: semi-automatico il primo e automatico il secondo. Anche le parti civili (la madre e i fratelli della vittima) hanno mosso critiche alla tesi di Romito. Quest’ultimo ha più volte ribadito che una perizia fonica non può prescindere dalle competenze dell’esperto che la esegue, una condizione necessaria per la validità dell’esito.

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La pm Marilù Gattelli e l’ingegnere Sergio Civino

Il lavoro di Civino è stato depositato. Sarà ora la corte (presidente Michele Leoni, a latere Federica Lipovscek) a fare le proprie valutazioni. Il presidente ha precisato che potrebbero esserci parti del lavoro di Romito che non verranno tenute in considerazione e in linea teorica la giuria non è obbligata ad allinearsi a quelle valutazioni, ma Leoni ha anche sottolineato che «la corte ha completa fiducia nel proprio perito».

Si torna in aula il 16 maggio (qui la cronaca di tutte le udienze) per la discussione di un’altra perizia, quella calligrafica su una lettera dal contenuto ambiguo, ricevuta dalla fidanzata dell’epoca di Minguzzi e firmata “Alex”. Venne attribuita a un lughese già ascoltato in aula dove ha confermato di essere l’autore e di essere mosso solo dalla volontà di fare colpo sulla ragazza arrivando a millantare informazioni e contatti nella vicenda. Autodefinirsi un mitomane non è bastato a convincere la corte.

Si torna a ballare al bagno Lucciola, con pizza e birra targate Mercato Coperto

Dopo due anni è pronto a ripartire il “Ballo Scalza” del venerdì sera a Marina di Ravenna

Conf Ballo Scalza
I promotori del Ballo Scalza con l’assessore Giacomo Costantini e Beatrice Bassi del Mercato Coperto durante la presentazione della nuova partnership

Riprende venerdì 6 maggio al bagno Lucciola di Marina di Ravenna il tradizionale appuntamento con “Ballo scalza”, dopo due anni di stop dovuti al Covid.

Si tratta della tradizionale serata del venerdì, con la possibilità di ballare sulla spiaggia a partire dalle 22.30, dopo la cena, che quest’anno sarà realizzata in collaborazione con Casa Spadoni e il Mercato Coperto di Ravenna, con una particolare pizza e un nuovo tipo di birra espressamente dedicato a “Ballo scalza”.

Dal punto di vista musicale, grazie alla radicata collaborazione con il noto pr Fox (al secolo Andrea Guidi), i promotori (il titolare del bagno Alberto Celli ed Enea Casadei Baldelli del Gruppo ABC) hanno deciso di caratterizzare le serate con dj attivi da anni, protagonisti di quello che viene definito come il “periodo d’oro” di Marina, da Robertino (che sarà ospite della serata inaugurale) a Luca Cassani e Fabio Bartolini, mentre Checco sarà come sempre il dj resident.

Con i fondi del Pnrr, Romagna Tech investe sul territorio un milione di euro

L’Emilia-Romagna al primo posto nel bando per sostenere la transizione ecologica del sistema economico e sociale

Enrico Sangiorgi
Enrico Sangiorgi

È stata l’Emilia-Romagna ad aggiudicarsi il primo posto nella graduatoria nazionale del bando per gli ecosistemi dell’innovazione nell’ambito del Pnrr, un primo posto che farà arrivare nel territorio regionale oltre 100 milioni di euro con cui sostenere la transizione ecologica del sistema economico e sociale.

Il progetto coinvolgerà oltre 750 persone di cui circa 300 ricercatrici e ricercatori impegnati in centri di ricerca e imprese, per un trasferimento di conoscenze che contribuisca nei prossimi anni alla riconversione dei processi produttivi, alla creazione di buona occupazione, all’ammodernamento dei servizi dedicati alla salute, a nuovi tempi di vita, a una pubblica amministrazione più efficiente e ad azioni più efficaci per la tutela dell’ambiente.

Il progetto è stato presentato dall’Università di Bologna a nome dell’intera rete degli Atenei regionali, del Cnr, con Enea e Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare) e con il coordinamento della Regione attraverso Art-Er, la società consortile regionale per la crescita sostenibile, l’innovazione e l’attrattività.

Due soli i partner romagnoli che hanno partecipato al programma strategico ed uno di questi è Romagna Tech, il Laboratorio di Ricerca Industriale e Centro per l’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico nato negli anni scorsi a Faenza che ha come propria mission per l’appunto la promozione, l’accelerazione e la generazione di processi di innovazione.

«Una grande soddisfazione – dichiara il Presidente di Romagna Tech, il faentino Enrico Sangiorgi – che Romagna Tech faccia parte dei 14 partner operativi del programma di finanziamento. Il nostro intervento si focalizzerà principalmente su due ambiti: materiali innovativi e manifattura green, in coerenza con le più importanti vocazioni produttive del territorio in cui operiamo».

Nei prossimi anni il programma attiverà infatti cospicue risorse per la ricerca industriale, il trasferimento tecnologico, la formazione, il supporto alla creazione di impresa su cinque aree di intervento che rappresentano l’economia regionale: materiali innovativi, manifattura green, energia rinnovabile e mobilità intelligente, edilizia sostenibile, economia circolare e blu economy, analisi dati e supercalcolo, tutto nel segno della transizione energetica del sistema regionale

«Per Romagna Tech – continua Sangiorgi – questo significa poter investire circa un milione di euro sul territorio romagnolo, mettendo a disposizione personale specializzato, progettualità complesse e un network regionale di competenze di altissimo profilo. Siamo onorati e orgogliosi di partecipare a questa grandissima opportunità di sviluppo per le nostre imprese e il nostro territorio; siamo certi che sarà un’importante leva per avvicinare il tessuto produttivo al mondo della ricerca e innovazione».

I titolari vanno in pensione e il Comune cerca nuovi gestori per la macelleria

In piazza a Sant’Agata sul Santerno, per mantenere il servizio in centro

MacelleriaIl Comune di Sant’Agata sul Santerno è in cerca di attività commerciali interessate ai locali di proprietà comunale che si trovano in piazza Ercole I Duca d’Este.

Gli spazi saranno infatti presto liberi, per la precisione a partire dal primo agosto: l’attuale affittuario, la macelleria “Di cotte e di crude”, ha comunicato che cesserà la propria attività il 31 luglio, a causa del pensionamento dei titolari.

L’Amministrazione comunale, «riconoscendo l’importanza di mantenere tale servizio nel centro storico del paese», procederà all’attribuzione degli spazi a nuove attività di macelleria, o più in generale di vendita di prodotti alimentari.

Sant’Agata sul Santerno – ricordano dal Comune – “conta circa 3mila abitanti, dista 4 km dal centro di Lugo e di Massa Lombarda, ed è attraversata dalle strade provinciali San Vitale e Bastia lungo le direttrici di Ravenna, Bologna e Ferrara, con un passaggio di circa 20mila veicoli al giorno. Il centro storico del paese è facilmente accessibile, con ottima possibilità di parcheggio nei pressi dell’attività”.

Per eventuali informazioni, rivolgersi all’Urp del Comune di Sant’Agata sul Santerno al numero 0545 919907.

Bolle di sapone e timbri di fabbrica, con l’arte rivive il “gigante” dell’Anic

Un’originale e interattivo allestimento di Raniero Bittante, alla biblioteca Classense fino al 14 maggio, ricorda l’impatto del petrolchimico a Ravenna

Mostra Anic BittanteBolle di sapone create da un meccanismo posto rasoterra sorprendono il visitatore all’entrata della Manica Lunga della Biblioteca Classense di Ravenna: è un gesto di accoglienza personale da parte di Raniero Bittante, l’artista ravennate che ha realizzato l’interessante allestimento dal titolo “Benvenuti all’ANIC”, una frase che cita quella scritta dall’ingegner Enrico Mattei, allora presidente dell’Eni, nel libretto donato ad ogni nuovo assunto al complesso dell’Anic. La giocosità delle bolle viene subito ridimensionata alla lettura del sottotesto che rimanda simbolicamente al forte impatto sull’ecosistema causato dalla dispersione nell’atmosfera del calore prodotto dalla condensazione del vapore della immensa torre di raffredamento del plesso Anic, posto nella zona fra la città e il mare: una sorta di ecomostro che dal 1981 diventa Enichimica, poi Enichem, poi Polimeri Europa e attualmente è frazionato in diverse società produttive riassunte nel cosiddetto distretto chimico.

Introducono alla mostra alcune documentazioni fotografiche estratte dai fondi della Biblioteca Classense che rendono le dimensioni e le attività dell’impianto che per la comunità ravennate costituiva una sorta di riscatto dal legame con la terra grazie alla garanzia di uscita dalla povertà postbellica. Inaugurato il 27 aprile del 1958, il “gigante di Ravenna”, come venne soprannominato, definì per sempre lo skyline del suburbio ravennate innestando ettari di petrolchimico in una zona di pineta e valli a fronte della garanzia per centinaia di persone di un posto di lavoro sicuro all’interno della fabbrica. In questo modo, una comunità prevalentemente contadina tagliò le proprie radici trasformandosi nel giro di pochi anni in un grande polo industriale. Gli operai ravennati continuarono a vivere in città raggiungendo con motociclette e automobili condivise fra più amici la fabbrica; quelli che venivano da fuori – in prevalenza dal Veneto, dal Friuli e dal centro Italia (ma non mi risulta siano mai state fatte indagini sulla provenienza e componenti sociali degli operai nei primi due decenni di vita dell’Anic) – si stabilizzarono nei due complessi costruiti a ridosso del colosso, nel cosiddetto Residenziale e nel Villaggio Anic voluti dall’ingegner Mattei. Esteticamente belli e forniti di tutti i servizi, accoglievano i nuclei familiari degli operai che potevano contare su un tragitto quasi casa-bottega.

Impianti Petrolchimico AnicI risvolti negativi balzavano già agli occhi: senza contare le indimenticabili immagini di Deserto rosso di Antonioni e i dialoghi ricordati nella presentazione del catalogo da Alberto Giorgio Cassani, basterebbe la memoria di alcuni dei discendenti degli abitanti dei due plessi riguardo agli strani cartellini che spiegavano come mettersi in salvo sotto al tavolo in caso di allarme sonoro della fabbrica. La vita degli adolescenti al Villaggio è stata protagonista del pluripremiato fumetto di Davide Reviati – Morti di sonno –, così come negli anni l’Anic e i plessi abitativi, il rapporto fabbrica e natura sono stati presi a spunto nel lavoro di numerosi artisti del territorio: ricordiamo i giovani artisti che lavorarono sul tema dei non- luoghi nella rassegna “No Border” del 2003 con i lavori di Shoggoth (Daniele Pezzi e Paolo Pennuti), Patrizia Piccino, Simona Basilavecchia e Yuri Ancarani; poco oltre negli anni, i giovani selezionati per il progetto “RAM 2006/07” furono invitati ad elaborare il tema dell’ex Villaggio Anic, fra cui Giovanni Lami e Francesco Borghesi.

Insomma, il gigante della chimica continua a presentarsi come il convitato di pietra che oggi Raniero Bittante fa rivivere attraverso una serie di interviste agli operai, impiegati e dirigenti che ancora possono testimoniare. Parti delle loro interviste – che rendono chiara la totale identità percepita fra vita e lavoro, sia negli aspetti positivi che negativi – assieme ai loro nomi, al diagramma di produzione del Petrolchimico, al brevetto del marchio di impresa, sono impressi su alcuni timbri posti alle pareti secondo un progetto site-specific che può prevedere per altri allestimenti una disposizione più complessa, simile a quella degli impianti di produzione. I timbri sono di legno – per ricordare la pineta scomparsa – e sono 12, come le ore di ogni turno in fabbrica. A ogni spettatore viene richiesto di inchiostrare e stampare i contenuti su fogli a disposizione rimandando alla marcatura del proprio cartellino orario personale e ricordando nella gestualità meccanica la ripetizione del lavoro in fabbrica.
Questo allestimento – che si amplia ad essere una sorta di performance collettiva – è solo un primo step di un progetto più complesso e molto interessante che speriamo di vedere presto realizzato.

“Benvenuti all’ANIC” di Raniero Bittante; Biblioteca Classense (Manica Lunga) Ravenna; fino al 14 maggio; martedì-venerdì 15-18.30; ingresso libero.

Covid: nel 2020 e 2021 morti in provincia il 12% in più della media 2015-19

Da 26 mesi il virus Sars-Cov-2 circola tra i ravennati. Vaccino: immunizzato l’86 percento della popolazione over 12. Confronto tra II e IV ondata: quadruplicati i contagi, decessi ridotti a un terzo

Il coronavirus Sars-Cov-2 che causa la malattia chiamata Covid-19 circola (ufficialmente) in provincia di Ravenna dal 28 febbraio 2020 (primo caso diagnosticato in un ventenne lughese, calciatore in Toscana). Sono passati 26 mesi e, dopo la fine dello stato di emergenza arrivato a marzo, dal primo maggio decadranno anche altre restrizioni e imposizioni. Con il supporto dei dati, facciamo il punto su quanto accaduto.

Partiamo dai casi diagnosticati. Al 27 aprile scorso il contatore totale è arrivato a 129mila. È bene precisare che su questo dato non è mai stato possibile avere dettagli dall’Ausl: si tratta di tamponi positivi quindi non equivale a persone positive. Utile però osservare la distribuzione delle positività nel tempo: poco meno della metà sono stati accertati nel bimestre dicembre 2021 e gennaio 2022 quando la variante Omicron è diventata predominante.

Dati Covid Morti 2020 22

Al dato dei contagi va affiancato quello delle morti. In provincia di Ravennna sono decedute 1.400 persone con una diagnosi di positività al Covid. La metà (724) si è verificata nei quattro mesi compresi tra novembre 2020 e febbraio 2021, nel pieno della seconda ondata quando la campagna vaccinale era appena gli inizi (prima iniezione a Santo Stefano del 2020). La quarta ondata è arrivata dodici mesi dopo e ha causato 219 morti. Decessi ridotti a un terzo a fronte di contagi quadruplicati (74mila contro 17mila).
Nel ragionamento sui dati dei morti, assume valore il confronto con l’epoca pre pandemica. Sul sito dell’Istat sono disponibili i dati dei decessi mensili (per tutte le cause) suddivisi per provincia (si vede bene anche nel grafico qui sopra, ndr). Da ottobre 2020 a gennaio 2021 il dato mensile sfiora il doppio rispetto alla media per gli stessi mesi nel quinquennio 2015-19 ante Covid. Rispetto alla media annuale di questo quinquennio, i morti totali in provincia (inclusa ogni causa di morte) nel 2020 sono stati il 12,4 percento in più (ricordando che il Sars-Cov-2 non c’è stato nei primi due mesi) e il 12 percento in più nel 2021. Il grafico mostra che anche gennaio 2022 è stato sopra alla media 2015-19, cioè la rappresentazione della ricaduta di Omicron.

Dati Covid Vaccini 2021 22

Capitolo vaccini. L’ultimo aggiornamento fornito dall’Ausl Romagna per la copertura vaccinale della popolazione è al 24 aprile. In provincia di Ravenna ha completato il ciclo l’86 percento della popolazione con più di cinque anni di età (la fascia 5-12 è stata l’ultima ammessa alla somministrazione da dicembre 2021). Il dato si è ormai stabilizzato da diverse settimane. In provincia sono state somministrate 825mila dosi, di cui 600mila suddivise a metà fra prime e seconde e le restanti booster (il record settimanale è stato a metà luglio 2021 con 28mila iniezioni). È significativo che tutt’ora ogni settimana in provincia c’è un centinaio di persone che ricevono la prima dose. Da marzo i soggetti fragili e gli over 80 possono ricevere la quarta dose: poco meno di duemila finora distribuite nel Ravennate.
Per capire ulteriormente l’impatto dei vaccini si può considerare anche un altro dato: i casi attivi, cioè quante persone in un territorio hanno una diagnosi di positività in un certo momento. Di questo l’Ausl fornisce un aggiornamento settimanale. Nel pieno della seconda ondata (autunno-inverno 2020-2021) il numero si aggirava attorno a duemila. Alla metà di gennaio scorso ha toccato il picco di 16mila ma, come già visto, i decessi erano meno della metà.

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