Gli organizzatori: «Domenica 21 agosto renderemo omaggio a Ettore Muti»

Gli arditi d’Italia parla di commemorazione «a carattere principalmente religiosa»

IMG 20180826 181804 812 768x549«Come sempre, domenica 21 agosto saremo presenti e renderemo omaggio al Tenente Colonnello Ettore Muti ed è ora che una certa parte politica, faziosa e provocatoria, se ne faccia una ragione». Come scontato, non sono serviti gli appelli della Consulta antifascista per far desistere gli organizzatori dell’Anai, l’Associazione nazionale arditi d’Italia, dall’organizzare anche quest’anno un nuovo omaggio a Ettore Muti, ucciso il 24 agosto del ’43.

«Non esistono morti di serie A e B – commenta Mirco Santarelli, responsabile provinciale dell’Anai – non esistono divieti politico-ideologici! Ed è alquanto triste che la richiesta di divieto avanzata agli organi competenti provenga da coloro che proclamano democrazia e libertà, come è altrettanto triste che tale richiesta venga anche solo minimamente presa in considerazione: più volte Cassazione e Corte Costituzionale hanno ribadito l’assoluta legittimità delle commemorazioni a carattere principalmente religioso che vengono realizzate in omaggio dei defunti».

Dalla parte della Consulta Antifascista è ovviamente l’Anpi, l’associazione dei partigiani, che definisce Ettore Muti «già squadrista da giovanissimo e ai vertici del fascismo ravennate e nazionale. Come negli scorsi anni è presumibile che i nostalgici, organizzatori della cerimonia, cerchino di farne in realtà un episodio di apologia del fascismo».

«Occorre ricordare – continua la nota inviata alla stampa dall’Anpi provinciale – che Muti fu uno dei responsabili della scia di episodi criminosi di cui macchiò lo squadrismo a Ravenna e in Romagna nei primi anni venti e fu poi un gerarca di prima grandezza, tanto che, dopo la sua morte gli venne intitolata una delle formazioni repubblichine che si distinsero in ferocia verso i partigiani, gli antifascisti, le popolazioni civili. L’Anpi di Ravenna rammenta a chi non lo ricordasse, che appena un anno dopo la morte di Muti, il 25 agosto 1944, i suoi seguaci perpetrarono l’eccidio del ponte degli Allocchi, nel quale dodici fra partigiani e patrioti vennero barbaramente assassinati. Riteniamo che nella Repubblica italiana tali manifestazioni debbano essere vietate e severamente perseguite, ai sensi delle norme della Costituzione e delle leggi specificamente varate contro l’apologia di fascismo. Non è lecito appellarsi alla libertà di manifestazione per fare propaganda a un regime che le negò e le represse per oltre un ventennio. Nessuna tolleranza è consentita verso gli eredi di quello che fu il periodo più buio della storia italiana».

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