A Ravenna due candidati a sindaco comunisti: «Meglio, c’è più scelta…»

Il commento di Bongarzone (Rifondazione) alla presentazione di Ferri (Pc). E poi l’appello a Potere al Popolo: «Facciamo una coalizione»

Partito ComunistaAlle elezioni comunali di Ravenna, il prossimo ottobre, ci saranno ben due liste comuniste, con altrettanti candidati a sindaco. Sabato 26 giugno (alle 15), si presenterà pubblicamente il più giovane dei due (nonché della storia di Ravenna tutta, probabilmente), Lorenzo Ferri, studente di 19 anni «con le idee molto chiare su come riportare i lavoratori, i cittadini e i diritti sociali al centro», si legge nella nota del Partito Comunista, che lo candida a Ravenna, nonostante Ferri sia di Imola. Al parco Teodorico ci sarà per l’occasione il segretario nazionale, Marco Rizzo.

Ma sulla scheda i ravennati troveranno anche quella che presumibilmente verrà ribattezzata Lista Comunista con i simboli del Partito Comunista Italiano (abbreviato Pci, da non confondere con il Partito Comunista e basta di cui sopra, abbreviato Pc) e di Rifondazione Comunista. Da quest’ultimo, storico, partito, arriva il candidato sindaco, Alessandro Bongarzone, 62enne romano di nascita e ravennate d’adozione, giornalista e sindacalista.

«Due liste comuniste? Meglio, più liste ci sono e più libertà c’è di scegliere per i cittadini – dice Bongarzone rispondendo al telefono alla nostra domanda -. Loro non ci hanno cercato e noi non li avevamo cercati, va bene così. Non c’è una lista giusta e una sbagliata, ci sono sensibilità diverse, che si esprimono nei modi più diversi. Sta ai cittadini verificare quali siano le più vicine».

Senza considerare che c’è ancora Potere al Popolo in attesa di collocazione, partito nato grazie anche a Rifondazione, che potrebbe presentare un proprio candidato sindaco o comunque appoggiare in alternativa quello di Ravenna in Comune. «Ci auguriamo – continua Bongarzone – che Ravenna in Comune riesca a presentarsi. Noi come Rifondazione ci siamo rimasti dentro fino a quando è stato possibile. Abbiamo lasciato quando qualcuno ha aperto alla possibilità di avviare un confronto con il Pd e la coalizione di centrosinistra: per coerenza non avremmo potuto partecipare, visto che non avremmo mai accettato un’eventuale alleanza. A Potere al Popolo invece – continua Bongarzone – voglio fare un appello: voglio dire a tutti i compagni che hanno fatto parte dell’esperienza di Rifondazione quando era all’8-10 percento di non disperderci in mille rivoli, vorrei ricordare che quando ci siamo separati è andata peggio per tutti. Prendiamone atto. Arriviamo a fare una riflessione seria, che va bene, diciamo pure che siamo diversi, ma in questa occasione facciamo tutto il possibile per arrivare a una coalizione unica».

E a chi accusa i comunisti, con falce e martello, di essere in fondo solo dei reduci, Bongarzone risponde: «Non siamo contro la modernità, semplicemente prendiamo atto che questo mondo moderno ha fallito. Che viviamo nel peggiore dei mondi possibili. Non siamo reduci, ci sono parecchi giovani che si sono avvicinati e che vogliono come noi tenere insieme coesione sociale e qualità della vita, lavoro e dignità individuale e collettiva in una città di tutti in cui nessuno si senta solo, abbandonato o, peggio ancora, tollerato, in cui nessuno si senta vincolato. Una città con gente libera e solidale. A noi fa paura sentir dire che “non si trovano 3 milioni di anziani non vaccinati”, tanto per fare un esempio. Tutti devono essere liberi di fare quello che vogliono, compatibilmente con le leggi…»

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