Concessioni balneari, l’associazione Mare Libero contro i Comuni di Cervia e Ravenna

Diffida inviata anche a procura e Corte dei Conti per il mancato rispetto della direttiva Bolkestein

Mare Lido Riviera

Il coordinamento nazionale dell’associazione Mare Libero, analogamente a quanto sta facendo nei confronti di tutti i comuni costieri italiani che abbiano previsto una nuova proroga delle concessioni balneari, ha trasmesso nei giorni scorsi una diffida formale ai Comuni di Ravenna e Cervia per chiedere il rispetto «di quanto previsto dall’ordinamento eurounitario e dalla giurisprudenza nazionale ed europea – si legge in una nota inviata alla stampa -: dichiarare cessati tutti i rapporti concessori che abbiano beneficiato di proroga, in quanto essa viola l’art. 12 della nota Direttiva Bolkestein, oltre agli articoli 49, 56 e 106 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, che subordinano l’affidamento a privati di attività di interesse transfrontaliero certo all’espletamento di una procedura selettiva aperta, trasparente e imparziale».

Abbiamo parlato pochi giorni fa del tema delle concessioni balneari a questo link.

«Si diffidano pertanto le amministrazioni comunali – continua la nota dell’associazione – a emanare i provvedimenti di competenza dello Sportello Unico per le Attività Produttive, dello Sportello Unico per l’Edilizia e del Settore amministrativo competente conseguenti all’attuale mancanza di titoli per esercitare attività sul demanio marittimo, e ad ordinare lo sgombero immediato di tutte le opere di facile rimozione; si chiede, poi, all’Agenzia del Demanio e alla Guardia Costiera di avviare l’incameramento delle opere di non facile rimozione, come previsto dall’art. 49 del Codice della Navigazione, ferma restando la facoltà in capo ai Comuni (di cui Mare Libero auspica vogliano avvalersi) di ordinarne, invece, la demolizione che, come previsto dal medesimo articolo, deve essere effettuata a spese del concessionario uscente».

La diffida è stata trasmessa per conoscenza alle procure ordinaria e della corte dei conti, «affinché possano valutare l’esistenza dei presupposti che possano condurre ad eventuali conseguenze civili, penali, amministrative ed erariali in capo agli organi politici e ai settori tecnici delle amministrazioni comunali, in quanto più volte il Consiglio di Stato ha sottolineato la responsabilità dei funzionari amministrativi nel dare diretta applicazione alle norme dell’Ordinamento eurounitario, anche disapplicando le norme nazionali con esso contrastanti, incluso il caso in cui il contrasto riguardi una direttiva self-executing».

Se i Comuni non daranno seguito a quanto richiesto, il coordinamento si dice pronto a ricorrere al Tribunale Amministrativo Regionale, «contro una misura che, nel violare i principi di concorrenza legati all’affidamento a privati di un bene pubblico, per di più di natura demaniale, lede in realtà in primo luogo i diritti dei bagnanti a poter fruire di un servizio erogato da un soggetto individuato a valle di una selezione realmente imparziale, che garantisca prezzi vantaggiosi e massima qualità».

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